Sembrava una mattina come tante, ma per Alessandro, 37 anni, quella del 20 luglio è diventata la data che gli ha cambiato la vita. “Ero in stanza con mio figlio di quattro anni – racconta in un’intervista a Sanità Informazione -, stavamo preparando le valigie per rientrare. All’improvviso ho sentito un forte giramento di testa, i suoni intorno a me si sono amplificati e distorti. Mi sono sdraiato sul letto e ho capito subito che qualcosa non andava: avevo la bocca storta, non riuscivo a parlare e il braccio sinistro non si muoveva”. In quel momento, la memoria di un articolo letto tempo prima gli è tornata alla mente: i segnali dell’ictus, quei piccoli campanelli d’allarme che tutti dovrebbero saper riconoscere. “Ho provato ad alzare le braccia, ma una non si alzava. Ho cercato di dire una frase, ma non riuscivo a parlare. Ho capito che si trattava di un ictus. Mio figlio pensava che stessi scherzando, ma quando sono caduto e mi sono ferito ha capito che doveva chiedere aiuto”. Il piccolo, con un coraggio straordinario rispetto alla sua età, ha corso fino al bar dell’hotel per chiamare soccorso. Quel gesto, e la prontezza di Alessandro nel riconoscere i sintomi, hanno fatto la differenza.
“Nel giro di due ore ero già nella Stroke Unit – ricorda Alessandro -. Lì, grazie alla trombolisi endovenosa, i medici hanno sciolto il trombo. Ho recuperato subito il linguaggio e, anche se inizialmente avevo difficoltà a muovermi, dopo tre giorni camminavo. Dopo dieci giorni ero a casa. Un mese di fisioterapia e ho ritrovato equilibrio e forza. Oggi sono tornato in piscina, corro e mi alleno in palestra”. Oggi, a distanza di due mesi, Alessandro non presenta più alcun deficit motorio o del linguaggio. È tornato alla vita di sempre, ma con una consapevolezza nuova. “Non sottovalutate mai i sintomi, anche i più lievi. Ogni secondo conta. Bisogna insegnare anche ai bambini a riconoscere i segnali: il tempo può salvare la vita. Dall’ictus si può guarire, ma serve velocità di reazione, forza e positività”, esorta l’uomo, in vista delle celebrazioni della Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale, attese per il 29 ottobre.
“Ogni minuto, quando si parla di ictus, può decidere il destino di una persona”. A ricordarlo è il Prof. Danilo Toni, Direttore dell’Unità di Trattamento Neurovascolare del Policlinico Umberto I di Roma e Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv. “Quando parliamo di ictus diciamo che il tempo è cervello – spiega il professore -. Ogni minuto di ritardo equivale alla perdita di milioni di neuroni. L’obiettivo è ripristinare il flusso sanguigno il più rapidamente possibile”, sottolinea. Le due terapie principali oggi a disposizione sono la trombolisi endovenosa, efficace se somministrata entro 4,5 ore dall’esordio dei sintomi (e in casi selezionati fino a 9 ore), e la trombectomia meccanica, una procedura che permette di rimuovere meccanicamente il coagulo con un catetere, praticabile fino a 6 ore e in casi selezionati fino a 24. “Riconoscere i segnali è cruciale – continua Toni -. I sintomi da non sottovalutare mai sono: improvvisa debolezza o paralisi di un lato del corpo, difficoltà a parlare o comprendere, perdita improvvisa della vista, e un mal di testa improvviso, violento e diverso dal solito”.
Face (viso),
Arm (braccio),
Speech (linguaggio),
Time (tempo: chiamare subito il 112 o il 118).
“Ogni minuto conta – evidenzia il professore – non bisogna mai aspettare che i sintomi passino”.
Il Prof. Toni sottolinea come la ricerca scientifica abbia compiuto progressi straordinari negli ultimi anni, aprendo nuove prospettive di cura e di recupero. “Grazie alle tecniche di imaging avanzato, oggi possiamo identificare il tessuto cerebrale ancora ‘salvabile’, ampliando così le finestre terapeutiche. Disponiamo di farmaci trombolitici di nuova generazione, più rapidi e sicuri, e la prevenzione secondaria è sempre più personalizzata grazie a nuovi anticoagulanti e al controllo rigoroso di fattori di rischio come ipertensione, fibrillazione atriale, diabete e colesterolo”. E anche il dopo, la riabilitazione, è cambiato radicalmente: “L’intervento precoce e personalizzato, supportato da tecnologie come la robotica, la realtà virtuale e la tele-riabilitazione, permette un recupero motorio e cognitivo sempre più completo. Oggi molti pazienti, come Alessandro, possono tornare a una vita piena. Ma resta fondamentale la rapidità dell’intervento e la continuità del percorso di cura, dall’emergenza alla riabilitazione”, spiega lo specialista.
Dietro ogni storia di recupero, c’è un messaggio di prevenzione. È quello che A.L.I.Ce. Italia Odv diffonde da oltre vent’anni, unendo professionisti, volontari e pazienti con un obiettivo chiaro: informare per prevenire. “L’ictus non è un destino inevitabile – spiega Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv -. In 8 casi su 10 può essere evitato conoscendo i fattori di rischio e intervenendo tempestivamente”. Ogni anno, A.L.I.Ce. Italia promuove campagne di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale, in particolare durante due appuntamenti simbolici: Aprile, mese della prevenzione, e la Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale del 29 ottobre. Tra i progetti più amati, FAST Heroes, un’iniziativa educativa che entra nelle scuole primarie per insegnare ai bambini, attraverso il gioco e le storie di supereroi, a riconoscere i sintomi dell’ictus e a chiamare subito aiuto. “Collaboriamo con società scientifiche, istituzioni e associazioni di pazienti per migliorare l’accesso ai percorsi di cura, alla riabilitazione e al supporto post-ictus. Le nostre sezioni regionali e locali offrono ascolto e orientamento: nessuno deve sentirsi solo dopo un ictus”, aggiunge Vianello.
La Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale, che si celebra il 29 ottobre, è un’occasione per ribadire un messaggio semplice ma vitale: riconoscere i sintomi salva la vita. Ogni minuto conta: lo dimostra la storia di Alessandro, che grazie alla prontezza di riconoscere i segnali e alla rapidità dei soccorsi è tornato alla vita di sempre, e oggi sceglie di raccontare la sua esperienza per dare speranza e consapevolezza a chiunque. “Non avrei mai pensato che mi potesse succedere – conclude l’uomo -. Ma oggi so che conoscere i sintomi e agire subito può fare la differenza tra la vita e la disabilità. Il tempo mi ha salvato e ora voglio che la mia storia serva a salvare qualcun altro”.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato