I primi 1.000 giorni di vita, dal concepimento fino ai due anni, rappresentano una finestra critica che determina la salute di un individuo per tutta la vita. Secondo i dati presentati al Senato in occasione della seconda conferenza internazionale di medicina ambientale, organizzata dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) in collaborazione con l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e MDPI ( Multidisciplinary Digital Publishing Institute), è proprio in questo periodo che l’ambiente “accende o spegne” i nostri geni, con conseguenze epigenetiche che possono influenzare lo sviluppo metabolico, cardiovascolare, oncologico e neurocognitivo, arrivando talvolta a trasmettersi alle generazioni successive.
L’inquinamento atmosferico rimane tra i principali fattori di rischio epigenetico. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, ogni anno oltre 239mila decessi nell’Unione Europea sono attribuibili a livelli di PM2.5 superiori ai limiti indicati dall’OMS. Il particolato fine e i gas ossidanti modificano la metilazione del DNA in tessuti chiave come l’apparato respiratorio e cardiovascolare, oltre che nella placenta, con impatti diretti sullo sviluppo del feto. Anche gli interferenti endocrini e gli inquinanti persistenti, come bisfenolo A, ftalati e Pfas, incidono sulla fertilità, sul neurosviluppo e sull’invecchiamento cellulare.
La dieta gioca un ruolo altrettanto determinante. Il consumo eccessivo di alimenti ultra-processati in Italia è collegato a obesità, sindrome metabolica e alterazioni epigenetiche. Circa cinque milioni di adulti convivono con il diabete, mentre tra i bambini il 20,4% è sovrappeso e il 9,4% obeso, con picchi nelle regioni meridionali. In Campania, i dati sono allarmanti: oltre il 40% dei bambini fino agli otto anni è in sovrappeso e quasi il 19% obeso. Il fumo, l’abuso di alcol, la sedentarietà e la carenza di sonno influenzano direttamente la regolazione genica. Studi recenti hanno evidenziato un drastico calo della fertilità maschile: la conta spermatica globale è passata da circa 99 milioni di spermatozoi per millilitro nel 1973 a meno di 50 milioni/ml oggi, con una riduzione di oltre il 50% in mezzo secolo.
Dal periodo pre-concepimento alla prima infanzia, la qualità della salute dei futuri genitori e le abitudini durante i primi mille giorni possono plasmare in modo positivo o negativo il patrimonio epigenetico del bambino. Una dieta equilibrata, l’assenza di fumo e alcol, la riduzione delle esposizioni a sostanze tossiche, un sonno regolare e l’allattamento sono interventi semplici ma potenti, capaci di orientare lo sviluppo metabolico, immunitario e cognitivo. “Occorre che la comunità medica punti alla prevenzione primaria, integrando l’epigenetica nelle pratiche quotidiane, e che i decisori politici mettano la salute dei bambini al centro delle agende ambientali ed economiche – sottolinea Prisco Piscitelli, Segretario Generale European Medical Association (EMA). – Ogni giorno senza interventi significa perpetuare un’eredità di fragilità biologica e malattie precoci. Ogni azione intrapresa oggi può liberare intere generazioni da un destino di sofferenza prevenibile”.
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