Uno studio italiano apre una nuova prospettiva nella prevenzione dei disturbi psicotici nei giovani ad alto rischio clinico
Una possibile svolta nella prevenzione dei disturbi psicotici arriva dall’Italia. Un gruppo di ricerca dell’Università di Udine e dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASUFC) ha pubblicato i risultati del primo studio internazionale che esplora il ruolo della Palmitoiletanolamide ultramicronizzata (PEA-um) nel ridurre i sintomi psicotici attenuati nei giovani in Clinical High-Risk per psicosi (CHR-P). Lo studio è apparso sulla rivista Brain Behavior Immunity Health. La PEA è una molecola endogena naturalmente prodotta dal corpo umano, nota per le sue proprietà antinfiammatorie, neuroprotettive e modulatrici dell’attività immunitaria. L’ultramicronizzazione ne aumenta la biodisponibilità, rendendola più facilmente utilizzabile dall’organismo.
Che cosa ha indagato il nuovo studio
Il lavoro guidato dal professor Marco Colizzi rappresenta il primo tentativo sistematico di valutare l’effetto di un’assunzione prolungata di PEA-um nei soggetti ad alto rischio clinico per psicosi, un’area dove ad oggi nessun farmaco psicotropo ha dimostrato di riuscire a fermare la progressione verso la malattia. Il trial, open-label e a singolo braccio, ha coinvolto giovani con sintomi psicotici attenuati, trattati con PEA-um per 12 settimane (600 mg al giorno). Al termine di questa fase è stata prevista un’estensione di ulteriori 24 settimane.
L’obiettivo era valutare:
Risultati: meno sintomi e nessun effetto collaterale
I giovani trattati con PEA-um hanno mostrato una riduzione significativa dei sintomi psicotici attenuati, indicando un potenziale ruolo preventivo nella fase prodromica della psicosi. “Abbiamo osservato una riduzione dei sintomi psicotici attenuati e un’ottima tollerabilità del trattamento, senza effetti collaterali emergenti – spiega Marco Colizzi -. I dati suggeriscono che l’effetto sia mediato da meccanismi immunologici, in particolare attraverso la regolazione di biomarcatori immuno-infiammatori”. Secondo i ricercatori, la PEA-um potrebbe rappresentare una strategia preventiva sicura e accessibile nelle fasi iniziali del rischio psicotico, quando intervenire è più efficace e meno invasivo rispetto ai trattamenti farmacologici tradizionali.
Perché la PEA può funzionare: l’ipotesi biologica
La fase prodromica della psicosi è caratterizzata da un declino delle risposte biologiche protettive, in particolare quelle legate all’infiammazione cerebrale.
La PEA, grazie alle sue proprietà:
potrebbe sostenere il cervello proprio nel momento in cui iniziano a comparire i primi segnali di vulnerabilità, riducendo il rischio di progressione.
Un bisogno clinico ancora aperto
Ad oggi, non esiste un farmaco psicotropo capace di bloccare il passaggio da alto rischio clinico alla psicosi conclamata. Questo crea un enorme vuoto assistenziale: quasi il 2–3% di adolescenti e giovani adulti sviluppa un disturbo psicotico, spesso richiedendo terapie a lungo termine, non prive di effetti collaterali. La schizofrenia, il disturbo più grave della categoria, ha una prevalenza stimata tra 0,3 e 0,7%, con differenze rilevanti tra contesti urbani e non urbani, etnie e popolazioni migranti. L’incidenza nella fascia giovanile è di 15,2 casi ogni 100.000 abitanti, con un rapporto maschi/femmine di 1,4. In questo scenario, l’interesse per interventi precoci, sicuri e ben tollerati è in forte crescita. “Questi dati indicano che la Palmitoiletanolamide ultramicronizzata potrebbe rappresentare una strategia preventiva sicura e accessibile per i giovani più vulnerabili – conclude Colizzi -. Intervenire nelle fasi precoci può modificare il decorso clinico e migliorare radicalmente la prognosi”.
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