Dai 350mila bambini paralizzati ogni anno nel 1988 ai soli 36 casi segnalati nel 2025: la lotta alla poliomielite è una delle più grandi storie di successo della sanità globale. Ma, avverte l’Oms, “finché un solo bambino sarà infetto, tutti i bambini del mondo resteranno a rischio”
Quando nel 1988 l’Organizzazione mondiale della sanità lanciò la Global Polio Eradication Initiative, la poliomielite era ancora una tragedia quotidiana per centinaia di migliaia di famiglie. Oggi, a distanza di quasi quarant’anni, quel numero è crollato di oltre il 99%: “Solo 36 casi di paralisi da poliovirus selvaggio sono stati segnalati finora quest’anno”, ha ricordato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione della Giornata mondiale della poliomielite.
“Non abbiamo finito il lavoro”
“Ma non abbiamo finito – ha ammonito Tedros –. Finché la poliomielite esisterà da qualche parte, sarà una minaccia ovunque. Decenni fa il mondo ha superato le barriere geopolitiche e geografiche per sconfiggere il vaiolo. Ora dobbiamo fare lo stesso per la polio. Finiamo il lavoro”. La poliomielite colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni e una su 200 infezioni causa una paralisi irreversibile. Tra i paralizzati, il 5-10% muore per l’immobilizzazione dei muscoli respiratori. Dai 125 Paesi in cui la malattia era endemica, oggi il poliovirus selvaggio resiste solo in due nazioni. Finché un solo bambino rimane infetto – avverte l’Oms – i bambini di tutti i Paesi sono a rischio di contrarre la poliomielite. La mancata eradicazione da queste ultime roccaforti potrebbe portare a una recrudescenza globale della malattia”.
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