Salute 30 Giugno 2025 14:55

Fecondazione assistita, il successo dipende anche dall’età paterna

Al Congresso Eshre di Parigi, uno studio internazionale ribalta un vecchio mito: anche l’età dell’uomo incide – e non poco – sull’esito della fecondazione assistita, anche quando si utilizzano ovociti giovani donati
Fecondazione assistita, il successo dipende anche dall’età paterna

Non sono solo le lancette dell’orologio biologico della donna a compromettere, man mano che scorrono, la fertilità. Anche quelle dell’uomo hanno il medesimo effetto sulla salute riproduttiva. È scritto, nero su bianco, in uno studio internazionale presentato al 41esimo Congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), in corso a Parigi fino al 2 luglio. I dati, pubblicati come abstract su Human Reproduction, raccontano, dunque, una storia diversa da quella che per decenni ha nutrito l’immaginario comune secondo cui “gli uomini non sono mai troppo vecchi per diventare padri”. A riguardo gli scienziati sembrano non avere dubbi: “L’età maschile gioca un ruolo fondamentale nel successo riproduttivo”, anche quando gli ovociti provengono da giovani donatrici. Analizzando 1.712 primi cicli di ovodonazione tra Italia e Spagna (periodo 2019-2023), tutti con ovociti freschi di donatrici sane e giovani (età media: 26,1 anni), gli esperti hanno confrontato gli esiti tra due gruppi di padri: under e over 45.

All’aumentare dell’età paterna crescono le percentuali di aborto

Gli scienziati hanno scoperto che l’età dell’uomo non influisce sulle percentuali di successo della fecondazione o dello sviluppo embrionale, bensì sulle probabilità di interruzione involontaria della gravidanza. Nelle coppie in cui l’uomo aveva più di 45 anni, i tassi di aborto spontaneo sono saliti al 23,8%, rispetto al 16,3% registrato nella fascia più giovane. E anche i nati vivi sono stati meno: 35,1% contro 41%. “Tradizionalmente l’età materna è stata al centro dell’attenzione in medicina riproduttiva – spiega Maria Cristina Guglielmo, embriologa e direttrice di laboratorio alla clinica Eugin di Taranto – ma i nostri risultati dimostrano che anche l’età del partner maschile gioca un ruolo cruciale e indipendente”. E aggiunge: “Anche utilizzando ovociti di donatrici giovani e sane e trasferendo un solo embrione di alta qualità, abbiamo osservato risultati peggiori negli uomini over 45”.

Cosa accade agli spermatozoi con il passare degli anni

La biologa non si è fermata a numeri e percentuali, ma ha spiegato il perché di queste variazioni. Con l’invecchiamento, le cellule staminali da cui si originano gli spermatozoi continuano a dividersi. Ma ogni nuova divisione comporta un rischio di errore nella replicazione del DNA. Il risultato? Un numero maggiore di mutazioni genetiche nuove e di aneuploidie, cioè spermatozoi con un numero di cromosomi anomalo. A ciò si aggiungono una maggiore frammentazione del DNA spermatico e cambiamenti nel profilo epigenetico degli spermatozoi, come la metilazione del DNA. Tutti fattori che – messi insieme – minano la qualità genetica e funzionale degli spermatozoi e compromettono lo sviluppo dell’embrione.

I rischi di disturbi dello sviluppo neurologico nei bambini

Alla luce di questi risultati per Guglielmo “le cliniche dovrebbero garantire che i pazienti maschi siano pienamente informati su come l’avanzare dell’età paterna possa influire sul potenziale di fertilità, sul successo della gravidanza e sul rischio di aborto spontaneo. Esistono prove crescenti – osserva – che collegano l’avanzare dell’età paterna a un aumento del rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nei bambini”. E conclude: “Il nostro lavoro futuro studierà gli esiti a lungo termine dal punto di vista della salute e dello sviluppo dei bambini concepiti tramite cicli di ovodonazione con padri anziani, in cui i fattori materni sono ridotti al minimo per isolare più chiaramente gli effetti paterni”. Un punto di vista condiviso anche da Carlos Calhaz-Jorge, ex presidente di Eshre: “Questo è un articolo importante che richiama l’attenzione su un fattore spesso trascurato nel campo della fecondazione in vitro”. E se è vero che sarebbe utile esplorare in modo ancora più specifico la fascia degli over 55, conclude: “I risultati presentati dovrebbero essere seriamente considerati durante il processo di consulenza per le coppie in cui il partner maschile ha più di 45 anni”.

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