Il 30% delle persone affette da epilessia è resistente ai farmaci, con gravi conseguenze sul piano clinico, sociale e lavorativo. Nei bambini, in particolare, la condizione interferisce pesantemente con lo sviluppo cognitivo e neuromotorio. Ora, una nuova possibilità terapeutica potrebbe migliorare la qualità di vita di tutti questi pazienti. Si tratta di uno stimolatore epicranico che agisce modulando l’attività cerebrale patologica mediante impulsi elettrici che attraversano l’osso cranico. Un’opzione di neuromodulazione indicata quando non è possibile rimuovere chirurgicamente il focolaio epilettogeno.
Lo stimolatore epicranico è stato impiantato per la prima volta anche in Italia, a Padova. L’intervento consiste nel posizionare sottocute, con fissaggio alla teca cranica, un tappetino di elettrodi collegato a uno stimolatore impiantato a livello toracico. È una procedura poco invasiva, di rapida esecuzione, con ridotti rischi operatori e una degenza di circa due giorni. I benefici si manifestano già dopo alcune settimane e si traducono in una riduzione di oltre il 50% delle crisi epilettiche nei pazienti trattati.
L’operazione è stata realizzata dall’équipe della Uoc di Neurochirurgia Pediatrica e Funzionale, diretta dal professor Luca Denaro. A guidare l’operazione il professor Andrea Landi, responsabile della Uos di Neurochirurgia stereotassica e funzionale, con le dottoresse Valentina Baro e Giulia Furlanis. Il paziente era seguito dal dottor Filippo Dainese, del Servizio di Neurofisiologia clinica diretto dal professor Maurizio Corbetta.
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