In Europa, circa cinque milioni di persone convivono con un’infezione cronica da virus dell’epatite B o C, ma la maggior parte di loro ne è inconsapevole. Si stimano infatti 3,2 milioni di casi di epatite B e 1,8 milioni di epatite C, con oltre il 65% degli infetti da epatite B e il 62% da epatite C che non ha ricevuto una diagnosi e quindi non ha accesso a cure appropriate. Una situazione che li espone a un alto rischio di sviluppare complicanze gravi, come la cirrosi epatica o il tumore al fegato. A ricordarlo è il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che in occasione della Giornata mondiale contro le epatiti, il 28 luglio, sottolinea come la lotta all’epatite resti una sfida significativa per la salute pubblica.
I decessi in Europa
Secondo l’Ecdc, le infezioni croniche da epatite causano ogni anno circa 50mila decessi evitabili in Europa, con 15mila morti attribuibili all’epatite B e 35mila all’epatite C. A preoccupare è anche l’aumento dei tumori epatici legati a queste infezioni. La responsabile della sezione Infezioni sessualmente trasmissibili, virus trasmissibili per via ematica e tubercolosi dell’Ecdc, Marieke van der Werf, sottolinea la necessità di rafforzare la prevenzione e il controllo delle epatiti virali attraverso vaccinazioni, test diffusi e accesso tempestivo alle cure. Solo così, ha detto, sarà possibile costruire “un’Europa più sana e resiliente”.
Gli effetti della prevenzione
Le epatiti B e C, spiegano gli esperti del Centro europeo, sono malattie subdole: possono danneggiare il fegato in modo progressivo e silenzioso, senza sintomi evidenti per anni, fino a manifestarsi con complicanze gravi. Più a lungo l’infezione rimane inosservata, maggiori sono i rischi per il paziente e per la sanità pubblica. La diagnosi precoce, l’avvio tempestivo delle terapie e l’interruzione della catena di trasmissione rappresentano strategie fondamentali per prevenire i decessi evitabili. Negli ultimi anni, i programmi di vaccinazione infantile e le misure per la prevenzione della trasmissione da madre a figlio hanno contribuito a ridurre l’incidenza dell’epatite B nei più giovani. Tuttavia, l’aumento recente dei nuovi casi segnalati di epatite B acuta in Europa potrebbe indicare una recrudescenza della trasmissione e richiama la necessità di mantenere alta l’attenzione e di proseguire con strategie di prevenzione ampie e integrate.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile
L’Ecdc ricorda che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) fissati dalle Nazioni Unite per il 2030 prevedono l’eliminazione dell’epatite virale come minaccia per la salute pubblica, attraverso traguardi misurabili: diagnosticare almeno il 90% delle infezioni croniche, garantire il trattamento all’80% dei pazienti eleggibili, ridurre del 90% le nuove infezioni e del 65% la mortalità associata all’epatite. Ma la realtà dei dati dice che l’Unione europea e lo Spazio economico europeo sono ancora lontani dal raggiungere questi obiettivi. Troppe persone restano non diagnosticate e i decessi non accennano a diminuire. Anzi, il numero di morti per tumore epatico continua a crescere. Per questo, l’Ecdc lancia un appello ai governi: serve un’azione immediata, coordinata e incisiva per colmare i ritardi e rimettere l’Europa sulla strada giusta per il 2030.