Salute 11 Settembre 2024 11:06

Dolore cronico muscoloscheletrico: “Se hai la pancetta sei più a rischio”

Lo studio ha analizzato i dati di 32.409 partecipanti contenuti nella UK Biobank: le donne sono più a rischio degli uomini
Dolore cronico muscoloscheletrico: “Se hai la pancetta sei più a rischio”

Eliminare la pancetta non è solo questione di estetica: le persone che hanno qualche chilo di troppo, soprattutto se localizzato attorno al giro vita, corrono maggiori rischi di soffrire di dolore cronico. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Regional Anesthesia & Pain Medicine e condotto da Feng Pan della University of Tasmania Menzies Institute for Medical Research a Hobart. Ad avere la peggio solo le donne: per il gentil sesso questo rischio è ancora più evidente e può aumentare se il grasso è presente in più parti del corpo. Ma c’è anche una buona notizia: mettersi a dieta e dimagrire può ridurre il dolore, oltre che prevenirlo.

Il dolore muscoloscheletrico

“Il dolore muscoloscheletrico si verifica in genere in più sedi – scrivono i ricercatori nell’introduzione della pubblicazione -. Tuttavia, nessuno studio ha esaminato se il tessuto adiposo viscerale e sottocutaneo eccessivo sia associato al dolore muscoloscheletrico. Questa ricerca mira, quindi, a descrivere le associazioni tra tessuto adiposo addominale derivato dalla risonanza magnetica e dolore muscoloscheletrico cronico multisito e diffuso“, aggiungono gli scienziati.

Gli studi precedenti

Le ricerche pubblicate in precedenza avevano dimostrato che l’obesità è associata al dolore muscoloscheletrico. I ricercatori hanno utilizzato i dati di 32.409 partecipanti allo studio UK Biobank. Circa la metà (51%) erano donne, con un’età media di 55 anni. I ricercatori hanno misurato la quantità di grasso intorno agli organi addominali (tessuto adiposo viscerale o VAT) e la quantità di grasso appena sotto la pelle che può essere pizzicata (tessuto adiposo sottocutaneo o SAT). Ai partecipanti è stato chiesto se avessero sperimentato dolore al collo/spalle, schiena, anche,  ginocchia o “in tutto il corpo” per più di tre mesi.

I risultati dello studio

Analisi complete hanno mostrato un’associazione dose-risposta tra il numero di siti di dolore cronico e VAT, SAT, il rapporto tra i due tipi di grasso addominale e il peso della persona. L’associazione era più forte nelle donne, tra le quali la probabilità di un numero maggiore di punti doloranti nel corpo era due volte più alta per il VAT e del 60% più alta per il SAT.  Livelli più elevati di tessuto adiposo erano anche associati ad una maggiore probabilità di riferire dolore cronico, e ancora una volta l’associazione era più pronunciata nelle donne. “Il tessuto adiposo addominale è associato al dolore muscoloscheletrico cronico, suggerendo che depositi di grasso in eccesso e ectopici potrebbero essere coinvolti nella patogenesi del dolore muscoloscheletrico cronico multisito e diffuso”,  spiega Pan. “Pertanto, la riduzione dell’adiposità addominale potrebbe essere considerata un obiettivo per la gestione del  dolore cronico”, conclude il ricercatore

 

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

 

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Malattie croniche: cala la mortalità in Italia, ma i progressi rallentano

Lo studio internazionale pubblicato su The Lancet mostra un calo del 30% della probabilità di morire prima degli 80 anni per un italiano a causa di patologie croniche tra il 2000 e il 2019
Sanità

La tempesta estiva del NITAG: agosto 2025 tra nomine, polemiche e revoche

Quello che avrebbe dovuto essere un normale atto amministrativo, la nomina dei nuovi membri del NITAG – il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni – si è trasformato ...
Prevenzione

Pertosse, il ritorno inatteso: cosa ci insegna l’epidemia del 2024 in Toscana

Dopo anni di silenzio durante la pandemia, la pertosse è tornata con forza. Uno studio del Meyer di Firenze pubblicato su Eurosurveillance rivela come ritardi nei richiami e scarsa adesione all...
Salute

Disturbi mentali, ne soffre oltre un miliardo di persone. Oms: “Una sfida di salute pubblica”

Lo stato dell'arte nei due nuovi rapporti diffusi oggi dall’Oms: World mental health today e Mental health atlas 2024
di I.F.