Sanità 5 Settembre 2025 10:07

Disforia di genere, la bozza del ddl divide. Alfaro (Amigay APS ) “Rischio ideologico e freno all’accesso alle cure”

La bozza del ddl sulla disforia di genere regola i farmaci per i minori transgender. L’esperto della SIMA avverte: “Rischi di ritardi nelle cure, confusione tra bloccanti e ormoni, e ostacoli burocratici. La triptorelina resta un farmaco salvavita”
Disforia di genere, la bozza del ddl divide. Alfaro (Amigay APS ) “Rischio ideologico e freno all’accesso alle cure”

La bozza del disegno di legge (ddl) Disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere”, proposto dai ministri Orazio Schillaci (Salute) ed Eugenia Roccella (Famiglia, Natalità e Pari opportunità), dal 4 agosto ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri per l’approvazione al Parlamento. Il testo ha immediatamente suscitato dubbi e preoccupazioni nel mondo scientifico e tra le associazioni per i diritti delle persone transgender. A spiegarne le criticità, in un’intervista a Sanità Informazione, è il dottor Carlo Alfaro, pediatra di famiglia, probiviro della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, membro del Gruppo sui Diritti dei bambini della Società Italiana di Pediatria, di Amigay APS e dell’Osservatorio regionale contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere della Campania.

Perché nasce il ddl

Il ddl, come spiegato dal ministero guidato da Roccella prende le mosse “alla luce delle attuali disposizioni dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e del parere del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB)”. ma anche “in considerazione del dibattito sviluppatosi in materia a livello internazionale e della insufficienza e disomogeneità dei dati sui trattamenti per disforia di genere nei minori sul territorio nazionale italiano”. In questo scenario è stato istituito un tavolo tecnico, i cui lavori sono ancora in corso.

Fatti e antefatti

La vicenda è esplosa il 20 dicembre 2023, quando il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha presentato un’interrogazione sull’attività del Centro per la disforia di genere dell’Ospedale Careggi di Firenze, accusandolo di somministrare bloccanti della pubertà senza il necessario supporto psicologico. Ne è seguito un audit ministeriale il 23 e 24 gennaio 2024, che ha confermato “criticità organizzative e procedurali”: in alcuni casi non era stata effettuata psicoterapia preliminare. “L’ispezione – spiega il dottor Alfaro – ha chiesto correttivi, senza però fermare le attività del Centro. Di fatto, però, le prescrizioni di triptorelina si sono bloccate. Nel maggio 2024, il Ministero della Salute ha istituito un tavolo tecnico con 29 esperti, insieme all’Aifa, per rivalutare il ruolo del farmaco nei percorsi di cura degli adolescenti con disforia di genere”.

Il parere del Comitato etico

“Il 22 novembre 2024 il CNB, nella sua plenaria (resa pubblica il 16 dicembre), ha dichiarato che le evidenze scientifiche disponibili sul rapporto rischi-benefici della triptorelina nei minori sono ‘insufficienti e necessitano di essere rafforzate tramite studi clinici indipendenti di elevata qualità’ – continua il pediatra di famiglia, ricostruendo quanto accaduto finora -. La prescrizione dovrebbe avvenire, secondo il CNB, solo dopo ‘l’inefficacia di un percorso psicoterapeutico (e, se necessario, psichiatrico)’, preferibilmente in studi approvati dal Ministero. Al di fuori, resterebbe comunque vincolata a un’équipe multidisciplinare e a un registro dedicato’’.

La Cass Review

Il dibattito, poi, si è allargato oltre confine nazionale. Nell’aprile 2024, nel Regno Unito, la pediatra Hilary Cass ha pubblicato la “Cass Review” per il NHS. La conclusione? ‘’Le evidenze a sostegno dell’uso di triptorelina per trattare la disforia di genere nei giovani sono deboli, non ci sono prove affidabili sui benefici a lungo termine, né sui rischi psicologici o di sviluppo”. La raccomandazione è, invece, di ‘’puntare su psicoterapia e screening per neurodivergenze, e avviare studi clinici controllati’’.

Le critiche: “Farmaco salvavita”

Per Alfaro, le conclusioni del CNB e della Cass Review trascurano dati già consolidati: “Il parere del CNB e la Cass Revew ignorano deliberatamente studi già esistenti che dimostrano l’efficacia della triptorelina nella protezione delle giovani persone transgender dai rischi per la salute mentale che possono essere molto gravi, fino al suicidio. La triptorelina è un farmaco che può salvare vite, studi internazionali mostrano che induce miglioramento della salute mentale e della qualità della vita ed è efficace nel ridurre il rischio di suicidi tra gli adolescenti transgender”, spiega il pediatra.

Confusione tra farmaci diversi

Il dottor Afaro non ha dubbi: il testo legislativo rischia  di mescolare piani distinti.
“All’ART. 1, nel punto 1 si parla di ‘somministrazione dei farmaci aventi l’effetto di bloccare la pubertà e degli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti alle persone minori di età con diagnosi di disforia di genere’ – sottolinea – . È errato trattare insieme i bloccanti della pubertà, tra i quali in Italia è ammesso solo la triptorelina, e gli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti, ossia il testosterone e gli estrogeni, rispettivamente, che rappresentano due tipi di approcci con funzioni, indicazioni e tempi completamente diversi.  La triptorelina – spiega Alfaro – è del tutto reversibile, usata nella prima adolescenza per sospendere temporaneamente la pubertà, offrire tempo per esplorare l’identità di genere e alleviare il malessere psicologico. Gli ormoni sessuali, invece, entrano in gioco solo nella tarda adolescenza (16-17 anni), quando il giovane ha già consolidato la propria identità e desidera avviare un percorso di affermazione di genere. La relazione del CNB non parlava dei farmaci ormonali cross-sex, ma solo dei bloccanti”.

Il rischio della “psicoterapia riparativa”

Il ddl richiede diagnosi multidisciplinare e “esiti documentati dei precedenti percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici. Il triplice intervento da parte di Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra può adombrare il rischio che si immagini una sorta di ‘terapia riparativa’, cioè volta al convincere il giovane ‘che si sta sbagliando’ a dubitare sulla sua identità di genere – osserva Alfaro – . La letteratura scientifica è concorde che le terapie riparative (o ‘di conversione’) sono scientificamente infondate, eticamente inaccettabili e psicologicamente dannose, soprattutto nei minori. L’approccio psicologico accreditato in letteratura è solo quello ‘affermativo’, basato sul rispetto e riconoscimento dell’identità vissuta dell’adolescente, sostenendo l’autodeterminazione”.

Protocolli inesistenti

Il ddl richiama ‘i protocolli adottati dal Ministero della Salute’. Ma, ricorda Alfaro: “In realtà questi protocolli non esistono ancora, ed è auspicabile che vengano redatti coinvolgendo le persone che realmente sul campo studiano e curano gli adolescenti con incongruenza e disforia di genere”.

Iter rallentato e gatekeeping

Alfaro mette in guardia dai tempi lunghi: “Al punto 2, si precisa che la somministrazione è effettuata previo assenso del comitato etico a valenza nazionale pediatrico. In questo modo, il percorso si allunga a dismisura, con una prima fase di prossimità in cui interviene l’equipe multidisciplinare locale e poi una fase di autorizzazione centralizzata. Questo iter composito si traduce di fatto nell’effetto di rallentare l’accesso ai farmaci, senza considerare l’urgenza disperante degli adolescenti trans che, devastati dalla comparsa alla pubertà dei caratteri sessuali secondari, possono precipitare nella deriva mentale o ricorrere al mercato nero del web per procurarsi ormoni in modo pericoloso. Sarebbe perlomeno importante che la legge sancisse dei tempi ragionevolmente brevi per il parere vincolante del comitato supervisore. Il ‘gatekeeping’, termine inglese che significa letteralmente ‘fare da guardiano al cancello’, nel contesto della salute delle persone transgender indica proprio il comportamento dei sanitari che impongono ostacoli all’accesso ai percorsi di affermazione di genere, ed è considerato una forma di ‘transfobia strutturale’, in quanto rappresenta una forma di controllo e delegittimazione dell’identità transgender, negando l’autodeterminazione e l’autonomia della persona”.

Registro nazionale: ricerca o schedatura?

Il ddl prevede, inoltre, un registro Aifa per prescrizioni e monitoraggi. “L’istituzione del registro nazionale se da una parte può essere uno strumento utile per la raccolta di dati epidemiologici preziosi per la ricerca scientifica, dall’altra comporta la raccolta di informazioni sensibili su identità e salute dei pazienti a cui vengono somministrati i farmaci può essere subito da minori e famiglia come una schedatura ed etichettatura, che può creare diffidenza, paura e rinuncia – sottolinea Alfaro -. Questa iper-cautela nella prescrizione e questo controllo serrato sulla triptorelina risulta incomprensibile se non per motivi ideologici, dato che il farmaco è prescritto con assoluta sicurezza da decenni per altre condizioni pediatriche, quali la pubertà precoce centrale idiopatica”.

Un tavolo tecnico o politico?

Infine, l’articolo 2 istituisce un nuovo tavolo tecnico, composto da cinque esperti nominati dal ministero della Salute e da quello della Famiglia. “Il mio timore – conclude Alfaro – è che questo tavolo tecnico sia in realtà, per come se ne prevede la composizione, un organo politico, mentre necessitiamo di persone molto esperte di questa delicata e complessa materia clinica”.

 

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