Le nuove disposizioni non saranno però immediatamente applicabili. Serve un accordo specifico tra lo Stato e le Regioni, su proposta del Ministero della Salute
A partire dal 18 dicembre 2025 entreranno in vigore importanti novità in tema di certificazioni di assenza per malattia, grazie a quanto previsto dal nuovo Decreto Semplificazioni. Il provvedimento punta a snellire le procedure, semplificare gli adempimenti burocratici e adeguare le prassi sanitarie al contesto tecnologico attuale, introducendo – tra le altre cose – la possibilità di ottenere certificati medici per malattia anche a distanza, attraverso strumenti di telemedicina.
Si tratta di un cambiamento potenzialmente rilevante, soprattutto per i lavoratori pubblici e per i medici del Servizio Sanitario Nazionale, ma che necessita ancora di passaggi operativi prima di diventare realmente efficace.
Una delle novità principali introdotte dal Decreto riguarda la possibilità, per i medici, di rilasciare certificati di malattia anche dopo una visita a distanza, effettuata tramite piattaforme di telemedicina. In altre parole, la cosiddetta “televisita” viene equiparata a tutti gli effetti alla visita in presenza, almeno per quanto riguarda la validità del certificato ai fini dell’assenza giustificata dal lavoro.
Questa innovazione è stata pensata soprattutto per semplificare la vita dei cittadini e rendere più efficiente il lavoro dei medici, evitando spostamenti inutili in caso di patologie facilmente diagnosticabili a distanza. Tuttavia, per garantire la sicurezza e la correttezza del processo, il medico rimane pienamente responsabile della valutazione clinica e del rilascio del certificato. Le sanzioni previste per eventuali irregolarità, come certificazioni false o rilasciate senza un effettivo riscontro clinico, continuano ad applicarsi anche in modalità remota.
Nonostante le nuove disposizioni entrino formalmente in vigore il 18 dicembre, è importante sottolineare che non saranno immediatamente applicabili. L’effettiva possibilità di rilasciare certificazioni a distanza dipenderà infatti dall’adozione di un accordo specifico tra lo Stato e le Regioni, su proposta del Ministero della Salute. Solo attraverso questo passaggio sarà possibile definire nel dettaglio le modalità operative, gli strumenti tecnologici da utilizzare, i criteri di tracciabilità e sicurezza, e le situazioni cliniche in cui la certificazione a distanza potrà essere utilizzata.
Fino a quel momento, quindi, le regole attuali restano valide: la malattia deve essere accertata attraverso una visita in presenza, sia essa ambulatoriale o domiciliare.
Un altro elemento importante da chiarire è che, almeno in questa prima fase, la possibilità di certificare la malattia tramite telemedicina riguarda esclusivamente i dipendenti pubblici. Per i lavoratori del settore privato, la normativa non prevede – al momento – cambiamenti nelle modalità di rilascio del certificato. Anche in questo caso, si attende un possibile futuro allargamento, ma non vi sono ancora indicazioni operative.
L’introduzione della telemedicina nel processo di certificazione della malattia è in linea con il percorso di digitalizzazione che il sistema sanitario italiano ha avviato negli ultimi anni. L’obiettivo è duplice: da un lato semplificare la vita dei cittadini, dall’altro migliorare l’efficienza del sistema riducendo tempi e oneri burocratici.
Tuttavia, non mancano i punti critici da considerare. Innanzitutto, sarà fondamentale garantire l’adeguatezza delle infrastrutture tecnologiche per evitare disservizi o problemi legati alla sicurezza dei dati. In secondo luogo, sarà necessario evitare disparità tra lavoratori pubblici e privati, assicurando equità di trattamento. Infine, dovrà essere garantito che la certificazione a distanza avvenga sempre nel pieno rispetto delle condizioni cliniche del paziente, evitando abusi o leggerezze.
Il Decreto Semplificazioni apre una nuova fase nella gestione delle assenze per malattia, introducendo la possibilità – per ora solo teorica – di ricorrere alla telemedicina per ottenere il certificato medico. Una riforma che guarda al futuro, ma che ha bisogno di essere costruita su basi solide, con regole chiare e strumenti affidabili.
Fino all’adozione dell’accordo attuativo tra Stato e Regioni, nulla cambierà nella pratica quotidiana: i certificati continueranno ad essere emessi secondo le modalità tradizionali. Sarà compito delle istituzioni rendere concreto, efficace e sicuro questo nuovo strumento, assicurando nel contempo la tutela dei diritti dei lavoratori e la responsabilità professionale dei medici.