È “una seria minaccia per i pazienti e i sistemi sanitari” e si sta “diffondendo rapidamente” negli ospedali europei. È la Candidozyma auris, già nota come Candida auris, fungo spesso resistente agli antimicotici, capace di causare gravi infezioni nei pazienti più vulnerabili. Tra il 2013 e il 2023, i Paesi Ue e dello Spazio economico europeo hanno registrato oltre 4mila casi, con un aumento significativo nell’ultimo anno monitorato: 1.346 infezioni confermate da 18 Paesi solo nel 2023, il numero più alto da quando il fungo è stato segnalato in Europa nel 2014. “Il numero di casi è in aumento, le epidemie stanno aumentando di portata e diversi Paesi segnalano una trasmissione locale in corso”, sottolinea l’Ecdc, che evidenzia l’importanza della diagnosi precoce e del controllo della trasmissione per evitare una rapida diffusione su larga scala.
L’Italia figura tra i cinque Paesi più colpiti in Europa, risultando terza per numero di segnalazioni con 712 casi. In testa la Spagna (1.807 casi), seguita dalla Grecia (852) e poi Romania (404) e Germania (120). Secondo Diamantis Plachouras, responsabile della Sezione resistenza antimicrobica e infezioni correlate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc, “C. auris si è diffusa nel giro di pochi anni, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi. Questo dimostra la rapidità con cui può insediarsi negli ospedali. Ma questo non è inevitabile: la diagnosi precoce e un controllo rapido e coordinato delle infezioni possono prevenire un’ulteriore trasmissione”. Recenti epidemie sono state segnalate a Cipro, Francia e Germania, mentre Grecia, Italia, Romania e Spagna hanno dichiarato di non essere più in grado di distinguere focolai specifici a causa dell’ampia diffusione regionale o nazionale.
Nonostante l’aumento dei casi, molti Paesi mostrano ancora gravi lacune: solo 17 dei 36 Stati partecipanti dispongono di un sistema di sorveglianza nazionale per C. auris e solo 15 hanno linee guida specifiche per la prevenzione e il controllo delle infezioni. “Sebbene il numero di infezioni da C. auris sia in netto aumento, in assenza di una sorveglianza sistematica e di una segnalazione obbligatoria, la reale portata del problema è probabilmente sottostimata”, avverte l’Ecdc. Dal lato positivo, la capacità di laboratorio risulta più solida: 29 Paesi segnalano l’accesso a un laboratorio di riferimento o specializzato in micologia e 23 offrono test di riferimento per gli ospedali, strumenti essenziali per individuare rapidamente i casi e contenere la diffusione.
L’Ecdc ribadisce l’urgenza di agire: “Supportare gli Stati membri nel migliorare la loro preparazione e le capacità di risposta tempestiva è fondamentale per prevenire o contenere le epidemie di C. auris e impedirne l’ulteriore trasmissione”. Il fungo rappresenta una sfida complessa: si diffonde facilmente su superfici e apparecchiature mediche, resiste ai farmaci e colpisce soprattutto pazienti fragili. L’allarme lanciato dall’Ecdc evidenzia come la combinazione tra diagnosi precoce, protocolli di controllo rigorosi e coordinamento europeo sia l’unica arma efficace per limitare l’avanzata di questo super fungo.
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