Guarire davvero dal cancro del colon oggi è una prospettiva concreta. Un lavoro pubblicato su Jama Oncology e condotto dall’Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, in collaborazione con la Mayo Clinic, ha dimostrato che il rischio di recidiva del tumore del colon diagnosticato negli stadi II e III scende al di sotto dello 0,5% dopo sei anni dall’intervento chirurgico seguito da chemioterapia adiuvante. “Una soglia così bassa – spiegano gli autori – permette di parlare di una vera e propria ‘guarigione completa’, introducendo una definizione pratica che potrà avere ricadute significative sul modo in cui medici e pazienti affrontano il follow-up oncologico”.
Lo studio, dal titolo “The Definition of Cure in Colon Cancer”, ha analizzato i dati di 35.213 pazienti arruolati in 15 studi clinici di fase III condotti tra il 1996 e il 2015. Tutti i partecipanti erano stati sottoposti a chirurgia radicale e trattamento chemioterapico, con un follow-up medio di almeno sei anni.
I risultati mostrano che l’incidenza di recidiva raggiunge il picco (6,4%) tra il sesto e il dodicesimo mese, per poi diminuire costantemente ogni semestre, fino a scendere al di sotto dello 0,5% tra il sesto e il decimo anno. Un dato che, secondo i ricercatori, consente di individuare una soglia temporale oltre la quale il rischio di ritorno della malattia è statisticamente trascurabile.
Un altro aspetto chiave dell’analisi riguarda gli “eventi concorrenti”, come decessi o nuovi tumori primari, che possono simulare una recidiva senza esserlo realmente. La distinzione accurata tra queste condizioni ha permesso di correggere una sovrastima del rischio, particolarmente marcata nei pazienti più anziani.
Gli autori concludono che un rischio di recidiva inferiore allo 0,5% a sei anni può rappresentare una definizione pratica di cura per il cancro del colon in stadio II-III. Un concetto che, oltre al valore scientifico, potrebbe migliorare la comunicazione con i pazienti, orientare la durata del follow-up e ridurre controlli e sorveglianza a lungo termine non necessari, con benefici clinici, psicologici e organizzativi.
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