One Health 23 Settembre 2025 10:25

Caldo record, quasi 63mila morti in Europa: l’Italia tra i Paesi più colpiti

L’estate 2024 è stata la più torrida mai registrata e ha causato oltre 62mila decessi in Europa, 19mila solo in Italia. Lo studio pubblicato su Nature Medicine dimostra che le ondate di calore possono essere previste con una settimana di anticipo, aprendo la strada a sistemi di allerta in grado di salvare vite
Caldo record, quasi 63mila morti in Europa: l’Italia tra i Paesi più colpiti

Sessantaduemilasettecentosettantacinque decessi stimati tra giugno e settembre 2024. È questo il bilancio drammatico della scorsa estate in Europa, che si conferma la più calda mai registrata. I dati emergono da uno studio pubblicato su Nature Medicine e guidato dall’Istituto di Barcellona per la Salute Globale, che mette in luce non solo la gravità dell’impatto del caldo estremo sulla salute, ma anche le possibilità di prevedere e ridurre le conseguenze di queste emergenze sanitarie grazie a nuovi strumenti di allerta precoce.

Coinvolte nello studio 539 milioni di persone

L’analisi ha coinvolto 654 regioni di 32 Paesi europei, coprendo l’intera popolazione urbana e rurale del continente, pari a circa 539 milioni di persone. Grazie all’utilizzo di una nuova banca dati omogenea sulla mortalità giornaliera, sviluppata nell’ambito del progetto EARLY-ADAPT, i ricercatori hanno potuto applicare modelli epidemiologici più raffinati e ottenere stime precise del peso della mortalità legata al caldo.

Record di decessi

Il quadro che emerge è allarmante. Il 2024 ha visto un numero di morti superiore del 23,6% rispetto al 2023, quando furono stimati 50.798 decessi, anche se leggermente inferiore al 2022, anno record con quasi 68mila vittime. Tra i Paesi più colpiti in termini assoluti figura l’Italia, con oltre 19mila decessi, seguita da Spagna e Germania. Se invece si considera il tasso di mortalità rapportato alla popolazione, è la Grecia a detenere il primato, con 574 morti per milione di abitanti, davanti a Bulgaria e Serbia. L’Italia, in questa classifica, si colloca al quinto posto, con 323 decessi per milione.

Chi è più a rischio

Le categorie più vulnerabili restano le stesse: le donne, che presentano un rischio di mortalità legata al caldo quasi del 47% superiore rispetto agli uomini, e gli anziani, in particolare gli over 75, per i quali la probabilità di morire durante un’ondata di calore è più che triplicata rispetto alle altre fasce d’età. Oltre a misurare l’impatto, lo studio ha testato la capacità predittiva di una nuova generazione di sistemi di allerta precoce, come Forecaster.health, sviluppato sempre all’interno di EARLY-ADAPT. Si tratta di uno strumento di previsione sanitaria avanzato sviluppato con l’obiettivo di trasformare i dati meteorologici in allerte sanitarie utili per prevenire gli effetti letali delle ondate di calore. Questo strumento si basa su modelli epidemiologici che trasformano le previsioni meteorologiche in allerte sanitarie mirate per regioni e gruppi di popolazione. I risultati sono promettenti: le emergenze sanitarie da calore possono essere previste con un’elevata affidabilità con almeno una settimana di anticipo, e, per alcune aree del Sud Europa, anche oltre questo orizzonte temporale.

“Le ondate di calore non sono eventi eccezionali”

“L’Europa si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media globale – spiega Tomáš Janoš, coordinatore della ricerca – e le regioni mediterranee e sud-orientali sono già hotspot climatici in cui la mortalità da caldo è destinata ad aumentare significativamente nei prossimi decenni”. Le implicazioni sono chiare. Se adottati su larga scala, strumenti predittivi come Forecaster.health potrebbero diventare alleati fondamentali per le agenzie di sanità pubblica, consentendo di emettere allerte tempestive e organizzare interventi efficaci: dall’attivazione di piani per gli ospedali e le RSA, alla protezione dei soggetti fragili, fino alla distribuzione di risorse per ridurre i decessi prevenibili. Il messaggio della comunità scientifica è netto: le ondate di calore non possono più essere considerate eventi eccezionali, ma rappresentano un rischio strutturale per la salute pubblica europea. E solo la capacità di prevederle e di agire in tempo potrà fare la differenza tra una cifra statistica e una vita salvata.

 

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