Pandemie 17 Gennaio 2023 16:35

La quinta dose, chi e quando può farla?

Sarebbe il terzo booster che è raccomandato alle categorie di persone considerate più a rischio: ai soggetti con 80 anni o più; agli ospiti delle strutture residenziali per anziani; agli ultrasessantenni con fragilità motivata da patologie concomitanti o preesistenti, che hanno già ricevuto una seconda dose di richiamo con vaccino a mRna non bivalente
La quinta dose, chi e quando può farla?

Le indicazioni per la quinta dose del vaccino contro il Covid sono contenute in una circolare diffusa lo scorso ottobre, all’interno della quale si spiega che «al fine di realizzare un ulteriore consolidamento della protezione nei confronti delle forme gravi dell’infezione e nel rispetto del principio di massima precauzione, si raccomanda a determinate categorie una ulteriore dose di richiamo con i vaccini a mRna bivalente, dunque quelli efficaci anche contro le sottovarianti di Omicron.

La quinta dose è raccomandata alle persone fragili

Sarebbe il terzo booster che è raccomandato alle categorie di persone considerate più a rischio: ai soggetti con 80 anni o più; agli ospiti delle strutture residenziali per anziani; agli ultrasessantenni con fragilità motivata da patologie concomitanti o preesistenti, che hanno già ricevuto una seconda dose di richiamo con vaccino a mRna non bivalente. Per tutte le categorie a cui è raccomandata la quinta dose del vaccino, prima della nuova somministrazione è necessario che siano trascorsi almeno 120 giorni dall’ultimo richiamo o dall’avvenuto contagio. In questo caso occorre fare riferimento alla data del test risultato positivo.

Possibile la co-somministrazione del terzo booster insieme ad altri vaccini

Le istituzioni sanitarie ricordano che tutti i vaccini attualmente utilizzati possono essere somministrati in concomitanza ad altri vaccini, compresi quelli basati sull’impiego di patogeni vivi attenuati. L’unica eccezione è data da quello contro il vaiolo delle scimmie, per il quale è necessaria invece una distanza di almeno 28 giorni, ossia quattro settimane. Visto il periodo invernale e la conseguente diffusione dei virus della stagione, l’invito delle autorità ai soggetti più fragili è quello di considerare la possibilità di ricevere anche nella stessa seduta sia la somministrazione anti-Covid che quella anti-influenzale.

 

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