Il rischio per l’uomo legato all’influenza aviaria resta “basso”, anche se tra aprile e luglio 2025 si sono registrati 16 nuovi casi umani e sette decessi a livello globale. Lo affermano Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e Woah (Organizzazione mondiale per la salute animale), che nel loro ultimo rapporto congiunto aggiornano la valutazione pubblicata ad aprile. Sulla base delle informazioni disponibili, il rischio globale per la salute pubblica legato ai virus dell’influenza A/H5 resta basso. Tuttavia, il rischio per le persone esposte per motivi professionali o frequenti (ad esempio gli allevatori) è classificato “da basso a moderato”.
Non si è fermata la circolazione del virus tra gli animali. Dal marzo al luglio 2025 sono stati segnalati 807 nuovi focolai di influenza A/H5N1: 268 nel pollame, 389 in uccelli selvatici e 92 in mammiferi. In Cambogia, dove si è registrato il numero più alto di contagi umani, nove focolai su 14 erano localizzati nelle immediate vicinanze di persone successivamente risultate positive al virus. Le tre organizzazioni sottolineano che “l’impatto complessivo sulla salute pubblica a livello mondiale è al momento minimo, ma è probabile che continueranno a verificarsi nuovi casi sporadici legati all’esposizione ad animali o ambienti contaminati”.
Nel dettaglio, dei 16 nuovi casi umani confermati: nove sono stati rilevati in Cambogia, due in Bangladesh, due in India, uno in Cina, uno in Vietnam e uno in Messico. Sette persone sono decedute. Per 14 casi su 16, l’origine del contagio è stata il contatto diretto con animali infetti o ambienti contaminati. Non è stata documentata la trasmissione da uomo a uomo.
Il rapporto sottolinea che, pur essendo il rischio attuale considerato basso, il potenziale pandemico dei virus A/H5 richiede un’elevata sorveglianza. “È essenziale che gli allevatori migliorino la biosicurezza nelle loro aziende agricole”, si legge nel documento. I governi dovrebbero inoltre concentrarsi sul “rafforzamento della sorveglianza sia nelle popolazioni animali suscettibili sia tra le persone che vivono o lavorano a stretto contatto con animali infetti”.
Fao, Oms e Woah ribadiscono l’importanza di adottare un approccio One Health, che integri salute umana, animale e ambientale. “Vista la minaccia potenziale per la salute pubblica, per gli uccelli selvatici, il pollame, il bestiame e le altre specie animali, è fondamentale che i casi siano notificati tempestivamente e condivisi con le autorità sanitarie nazionali e internazionali”. Il monitoraggio della circolazione virale, la prevenzione della trasmissione tra specie e il contenimento della diffusione dell’influenza aviaria richiedono, conclude il documento, “un’azione tempestiva, coordinata e multidisciplinare”.
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