Consegnato a Giovanni Marino, presidente di ANGSA (Associazione Nazionale Genitori PerSone con Autismo) il premio “Poeta sociale 2025” promosso da Fondazione Fondazione Toniolo della Diocesi di Verona, con il patrocinio del Comune di Verona e il sostegno della Fondazione Cattolica e Generali Italia e la sua divisione Cattolica.
“Per aver costruito a partire dal vissuto familiare servizi e comunità di riferimento per le persone con lo spettro autistico. Una missione di vita. Sostiene il prezioso ed amorevole accompagnamento clinico- educativo con la formazione delle famiglie e la collaborazione con istituzioni e reti associative. La sua esperienza sollecita e promuove a livello nazionale la ricerca di soluzioni nuove e durature di inclusione”. Questa la motivazione del premio consegnato Marino nel corso della manifestazione “Poeta Sociale per il Bene Comune”, giunto alla sua seconda edizione, che si è tenuta a Verona dal 1 al 5 ottobre.
Il riconoscimento “celebra persone che, attraverso il loro impegno sociale, culturale e umano, diventano “creatori di speranza” in tempi di conflitti e ingiustizie. Il premio è dedicato a uomini e donne che: promuovono concretamente accoglienza e inclusione”.
Nel filo di queste parole c’è la vita intera di Giovanni Marino e i tratti che caratterizzano la struttura residenziale, Operativa a Melito Porto Salvo in Calabria e nata per dare assistenza e futuro ai suoi due figli con autismo grave. La struttura ospita 12 adulti maschi e ha fatto nascere “La locanda Tre Chiavi”, una mensa solidale in cui lavorano otto persone dai 20 ai 40 anni affetti da autismo. Il progetto è stato attivato nel 2014 con due finalità: inserire i ragazzi con autismo nel mondo del lavoro, e praticare solidarietà, la locanda infatti serve dei pasti gratuiti alle persone bisognose ed è “l’unica mensa sociale del territorio”.
“Le realtà residenziali nate dai genitori della nostra Angsa sono ad oggi considerate modelli di riferimento nazionali e internazionali – spiega Giovanni Marino – . Spesso sono state il luogo di passaggio, a volte non ultimo e definitivo, verso la deistituzionalizzazione di alcune persone con autismo che vivevano condizioni segreganti. I genitori di Angsa da sempre si interrogano su il modo di fare le domande ai propri figli, di ‘ascoltare’ le loro risposte, interpretarle spesso, con il mandato poi di soddisfarle in modo flessibile e tempestivo, perché quei bisogni espressi sono reali ed attuali, non procrastinabili. Tra le varie opzioni, le residenze non sono un obbligo ma una possibilità, per alcuni la più adeguata a far condurre a molti dei nostri figli una vita che sia il più indipendente possibile”, conclude Marino.