Salute 16 Settembre 2025 11:31

Angioplastica coronarica, le cure su misura riducono il rischio di infarto e ictus

Un approccio personalizzato alla terapia antiaggregante dopo angioplastica riduce del 20% il rischio di morte, infarto, ictus o sanguinamento grave rispetto alla durata standard di 12 mesi
di I.F.
Angioplastica coronarica, le cure su misura riducono il rischio di infarto e ictus

La gestione dei pazienti dopo un’angioplastica coronarica potrebbe cambiare radicalmente grazie a uno studio italiano pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (JACC). Il team di ricerca coordinato da Giovanni Esposito, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, ha dimostrato che la terapia antiaggregante doppia, solitamente prescritta per un anno, è più efficace se adattata alle caratteristiche cliniche del paziente, con una durata variabile dai tre ai ventiquattro mesi. I risultati dello studio PARTHENOPE, discussi anche al recente congresso dell’European Society of Cardiology a Madrid, mostrano che la strategia personalizzata porta a una riduzione del 20% del rischio di eventi avversi clinici netti, tra cui morte, infarto miocardico, ictus o sanguinamento grave, nel corso di due anni.

Come funziona la DAPT

La DAPT combina due farmaci antiaggreganti, solitamente l’acido acetilsalicilico e un inibitore del recettore P2Y12, e viene utilizzata per prevenire la formazione di coaguli nelle arterie trattate durante l’angioplastica. Finora la durata standard era di dodici mesi per la maggior parte dei pazienti. Lo studio PARTHENOPE mette in discussione questo approccio uniforme, mostrando i benefici di una terapia adattata al singolo paziente.

La strategia basata sul punteggio DAPT

Il lavoro ha confrontato oltre 2.100 pazienti trattati con la strategia standard con quelli sottoposti a un percorso personalizzato, basato sul punteggio DAPT, uno strumento clinico che valuta il rapporto rischio-beneficio di prolungare la terapia oltre i dodici mesi dopo l’impianto dello stent, considerando la presentazione clinica del paziente, acuta o cronica.

Risultati e implicazioni cliniche

“I risultati sono stati sorprendenti – sottolinea Esposito –. La strategia personalizzata ha ridotto in modo significativo gli infarti e le rivascolarizzazioni urgenti senza aumentare il rischio di sanguinamento, confermando che le terapie più efficaci sono quelle calibrate sulle esigenze individuali dei pazienti”. I ricercatori concludono che, in una popolazione eterogenea di pazienti sottoposti ad angioplastica, la durata della DAPT dovrebbe essere modulata caso per caso, un approccio che segna un passo avanti nella medicina cardiovascolare italiana, dimostrando come la collaborazione tra centri possa produrre evidenze scientifiche di alto livello.

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