Salute 10 Giugno 2025 10:55

Alzheimer, l’AI che anticipa la diagnosi: lo studio italiano fa passi avanti

I risultati mostrano un’accuratezza superiore al 90% nel formulare l’ipotesi eziologica, con sensibilità all’89% e specificità all’82%
Alzheimer, l’AI che anticipa la diagnosi: lo studio italiano fa passi avanti

Si chiama TRACE4AD ed è un’innovazione tutta italiana che ha conquistato il campo della diagnosi precoce dell’Alzheimer. TRACE4AD è uno strumento di intelligenza artificiale sviluppato da DeepTrace Technologies, spin‑off IUSS Pavia. Lo studio multicentrico, pubblicato su Frontiers in Neurology, ha coinvolto 795 pazienti reclutati in 66 centri tra Europa e Nord America, tra cui eccellenze come il Centro Diagnostico Italiano di  Milano, il Policlinico San Donato (Milano), il Centro Neurolesi Bonino Pulejo di Messina e l'”Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative” in Canada.

Cosa fa TRACE4AD

Lo strumento di intelligenza artificiale analizza automaticamente risonanze magnetiche cerebrali e test neuropsicologici. L’obiettivo? Aiutare i medici in una diagnosi puntuale e personalizzata, definendo la stadiazione della patologia, l’ipotesi causale e la probabilità di conversione a demenza entro 24 mesi. I risultati mostrano un’accuratezza superiore al 90% nel formulare l’ipotesi eziologica (ovvero le possibile cause di insorgenza della patologie, ndr), con sensibilità all’89% e specificità all’82%.

L’AI non sostituisce, ma affianca il clinico

Sul campo si è dimostrato affidabile nel confermare lo stadio clinico dei pazienti, con una performance eccellente anche nella previsione della progressione verso l’Alzheimer. Questi dati posizionano TRACE4AD come un alleato concreto nelle memory clinic e nei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze, grazie anche alla piena conformità con le normative sulla privacy e l’AI. Lo studio, coinvolgendo 66 centri, ha confermato efficacia e riproducibilità del software supportando neurologi e neuroradiologi nel processo decisionale, pur lasciando a loro la parola finale. L’AI, infatti, non sostituisce, ma affianca il clinico .

 

 

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