Gli studenti universitari hanno maggiori probabilità di superare gli esami orali se questi si svolgono verso mezzogiorno. A scoprire l’influenza dell’orario sulle prestazioni e i risultati accademici è uno studio dell’Università di Messina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Psychology. Carmelo Vicario, ricercatore dell’ateneo siciliano, ha iniziato a indagare su questo aspetto dopo essersi imbattuto in uno studio, il quale suggerisce che le decisioni dei giudici sono influenzate dalla vicinanza all’ora del pasto. “Stavo cercando di capire se questo potesse essere vero anche nell’istruzione“, afferma Vicario.
I ricercatori hanno setacciato un database pubblico per raccogliere informazioni sugli esiti e le tempistiche di oltre 104.500 prove orali sostenute da circa 19mila studenti universitari in Italia. I test si sono svolti tra ottobre 2018 e febbraio 2020 e hanno interessato 1243 corsi. Ebbene, gli studiosi hanno scoperto che, in media, i tassi di successo erano del 54% alle 8 del mattino, salivano al 72% a mezzogiorno e poi scendevano al 51% alle 16. “Abbiamo trovato questa splendida distribuzione dei dati a forma di campana”, afferma Vicario. I risultati si sono rivelati coerenti in tutti i tipi di valutazione orale, come gli esami di lingua e le presentazioni di ricerche. Ma Vicario riconosce che non sappiamo se si applichi anche alle prove scritte.
Il motivo per cui esiste una tale variabilità di risultati agli esami è difficile da spiegare. Potrebbe dipendere dai cronotipi degli studenti, la naturale inclinazione del nostro corpo a dormire a una certa ora, che determina se siamo mattinieri o nottambuli. La ricerca suggerisce che i giovani hanno maggiori probabilità di essere nottambuli e potrebbero preferire dormire fino a tardi. Questo potrebbe non corrispondere ai cronotipi dei loro esaminatori più anziani, e quindi il punto più vicino in cui si allineano sarebbe verso mezzogiorno. A questo punto della giornata, potrebbe esserci un equilibrio tra uno studente che ottiene buoni risultati e un esaminatore che è generoso con i suoi punteggi. “Come sempre, la soluzione migliore è una via di mezzo”, afferma Vicario, che spera che la ricerca aiuti le università a pianificare i tempi dei loro esami orali.
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