Uno studio italiano ha misurato gli effetti di un programma mirato alla prevenzione di malattie neurodegenerative. Attività fisica e cognitiva aumentano le molecole antinfiammatorie che proteggono il cervello
Combinare movimento fisico, stimolazione cognitiva e coltivare relazioni sociali può avere un impatto significativo sulla salute del cervello che invecchia. Un recente studio italiano pubblicato sulla rivista Brain, Behavior & Immunity – Health ha dimostrato che un intervento multidimensionale denominato “Train the Brain” è in grado di migliorare le funzioni cognitive in soggetti con lieve declino cognitivo (Mild Cognitive Impairment, MCI) e di modulare la risposta infiammatoria del sistema immunitario, con effetti misurabili attraverso un prelievo del sangue.
L’infiammazione cronica è associata all’Alzheimer
La ricerca, guidata dall’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) con la collaborazione dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (Cnr-Ifc), della Fondazione Stella Maris e della Clinica Neurologica della AOUP, si inserisce nel crescente filone di studi che riconosce l’infiammazione cronica come uno dei principali processi biologici associati all’invecchiamento e allo sviluppo di patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, in un fenomeno noto come inflammaging.
Strategie mirate a prevenire o ritardare la progressione della malattia
Se è vero che tutti gli individui sperimentano un fisiologico declino delle funzioni cognitive con l’invecchiamento, esiste una specifica sottopopolazione in cui questi cambiamenti sono più marcati e misurabili: i soggetti con diagnosi MCI. Queste persone non solo presentano un deterioramento cognitivo superiore a quello atteso per la loro età, ma hanno anche un alto rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Per questo motivo, sono i destinatari d’elezione di strategie mirate a prevenire o ritardare la progressione del loro quadro clinico. Negli individui affetti da MCI si osservano frequentemente livelli aumentati di citochine pro-infiammatorie. Queste molecole, che agiscono come messaggeri chiave del sistema immunitario, quando presenti in eccesso nel sistema nervoso, possono avere effetti deleteri, compromettendo la funzionalità neuronale, riducendo la plasticità sinaptica e favorendo così meccanismi di neurodegenerazione.
Un intervento multidimensionale corpo-mente
Per contrastare efficacemente tali processi, i ricercatori dell’Istituto di Neuroscienze del CNR (IN-CNR) di Pisa hanno sviluppato il programma “Train the Brain”, che si svolge all’interno della Palestra della Mente presso l’Area della Ricerca del CNR di Pisa, un luogo interamente dedicato agli studi volti a contrastare l’invecchiamento cerebrale. Il programma si basa su un approccio integrato e multidimensionale per la salute del cervello, combinando attività fisica per promuovere la salute vascolare e metabolica, esercizi di stimolazione cognitiva per mantenere e migliorare le funzioni cerebrali, e interazioni sociali in un ambiente dedicato per contrastare l’isolamento e favorire il benessere emotivo. L’obiettivo è agire simultaneamente su più dimensioni dell’invecchiamento per promuovere la salute cerebrale in persone a rischio.
Gli effetti benefici dell’allenamento perdurano nel tempo
“I primi studi sul programma ‘Train the Brain’ hanno mostrato risultati molto promettenti in termini di miglioramento delle capacità cognitive (in particolare nelle funzioni di memoria e attenzione) e di modificazioni strutturali cerebrali rilevate tramite risonanza magnetica, tra cui un miglioramento nella perfusione ematica cerebrale e una maggiore conservazione del volume della sostanza grigia in aree corticali implicate nelle funzioni esecutive”, afferma Alessandro Sale, dirigente di Ricerca e group leader del Cnr-In di Pisa. “Inoltre – continua Sale –, gli effetti benefici dell’allenamento perdurano nel tempo e non sembrano essere condizionati da fattori come il genere, l’età e il tasso di scolarità, anche se il miglioramento appare più marcato nelle donne e nei soggetti con minor grado di istruzione”.
L’attenzione è stata focalizzata sul ruolo del sistema immunitario
Tuttavia, la comprensione dei meccanismi che hanno portato a questi cambiamenti era ancora limitata. Per gettare luce sulle basi molecolari dei benefici di programmi come “Train the Brain”, i ricercatori dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, guidati da Michela Matteoli, direttrice del Programma di Neuroscienze di Humanitas, hanno rivolto l’attenzione al ruolo del sistema immunitario. Lo studio ha coinvolto 76 persone con diagnosi di MCI, suddivise in due gruppi: uno sperimentale, che ha seguito il programma multidimensionale della durata di 7 mesi, e un gruppo di controllo, che ha ricevuto unicamente un supporto informativo. A inizio e fine dell’intervento, i partecipanti sono stati sottoposti a valutazioni cognitive, risonanza magnetica cerebrale e analisi del sangue per quantificare i livelli di citochine pro e anti-infiammatorie.
Un potenziale marcatore per monitorare l’efficacia di programmi di stimolazione
“I risultati hanno evidenziato, nel gruppo ‘Train the Brain’, una riduzione significativa dei livelli plasmatici di molecole associate a infiammazione sistemica e declino cognitivo, come IL-6, IL-17A, TNF-a e CCL11″, sottolinea Michela Matteoli. “Parallelamente, si è osservato un mantenimento o incremento di molecole antinfiammatorie note per il loro effetto neuroprotettivo (IL-10, TGF-ß e IL-4). Tra queste IL-10, che gioca un ruolo importante nella sopravvivenza dei neuroni e nella neurogenesi adulta, aumenta dopo l’allenamento – continua – e correla con le capacità di memoria sia a breve che a lungo termine, e rappresenta pertanto un potenziale marcatore per monitorare l’efficacia di programmi di stimolazione motoria e cognitiva in soggetti a rischio”. Nel complesso, il programma “Train the Brain” ha dimostrato di agire non solo sul piano psicologico e motivazionale, ma anche su processi biologici centrali nel mantenimento della salute cerebrale durante l’invecchiamento.
Il cervello non invecchia da solo
“Lo studio ribadisce un concetto fondamentale: il cervello è fortemente influenzato dallo stile di vita“, dichiara Genni Desiato, ricercatrice post-doc all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas. “Movimento, stimolazione cognitiva e relazioni sociali esercitano un impatto forte e diretto sulla salute cerebrale e sull’infiammazione sistemica, e sono capaci di agire in maniera misurabile e in profondità, fino al livello di molecole”, aggiunge. Adottare uno stile di vita attivo, combinando regolarmente esercizio fisico e allenamento cognitivo, può rallentare o persino invertire i primi segnali di declino. E la buona notizia è che non è mai troppo tardi per iniziare: anche semplici abitudini quotidiane come camminare, stimolare la mente con letture o giochi e mantenere una vita sociale attiva possono fare una grande differenza. Questi accorgimenti non sono solo “buone pratiche”, ma vere e proprie strategie preventive accessibili a tutti per un buon invecchiamento.
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