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Cuore 7 Maggio 2019

Ipertensione. Il cardiologo: «Cefalea, vertigini, senso di sbandamento e affanno: attenzione a questi sintomi»

I campanelli di allarme dell’ipertensione «Mal di testa improvvisi, vertigini, senso di sbandamento, affanno dopo una rampa di scale o una camminata veloce: sono tutti segni di uno stato ipertensivo iniziale. Soprattutto, l’attenzione deve essere massima se questi sintomi compaiono per la prima volta». Valerio Sanguigni, cardiologo e docente di Medicina Interna all’università di Roma […]

di Isabella Faggiano
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I campanelli di allarme dell’ipertensione

«Mal di testa improvvisi, vertigini, senso di sbandamento, affanno dopo una rampa di scale o una camminata veloce: sono tutti segni di uno stato ipertensivo iniziale. Soprattutto, l’attenzione deve essere massima se questi sintomi compaiono per la prima volta». Valerio Sanguigni, cardiologo e docente di Medicina Interna all’università di Roma Tor Vergata, ai microfoni di Sanità Informazione, descrive una patologia tanto frequente, quanto insidiosa: l’ipertensione

Quando i valori della pressione possono essere definiti “alti”?

«Per convenzione – dice Sanguigni – la pressione arteriosa ideale è 120 di sistolica (massima) e 80 di diastolica (minima). I valori limiti che non dovrebbero essere superati, al di sopra dei quali si parla di ipertensione,  sono 140 per la sistolica e 90 per la diastolica. Naturalmente, una sola misurazione non basta, sono necessarie più valutazioni nell’arco di una giornata e dell’intera settimana per stabilire se un paziente è realmente iperteso».

Soggetti a rischio

«Il solo valore espresso dalla misurazione della pressione arteriosa non è sufficiente a stabilire il livello di rischio, che va valutato analizzando l’intero rischio cardiovascolare del soggetto. Un individuo sano – dice il cardiologo – con la pressione ai limiti dell’ipertensione, non avrà gli stessi rischi di una persona con i medesimi valori di pressione, ma fumatore, con colesterolo alto e diabete. Quest’ultimo soggetto è evidentemente più a rischio del primo».

Esami da eseguire per la diagnosi

«Dovendo esaminare il rischio cardiovascolare globale, oltre alla misurazione della pressione arteriosa, andranno eseguiti un elettrocardiogramma e un ecocardiogramma, per valutare lo spessore delle pareti ventricolari. Sarà necessario – continua Sanguigni – anche studiare gli indici di funzione ematico-renale, come l’azotemia e la creatinemia, poiché la pressione alta può provocare anche un danno renale. Poi, possono rivelarsi utili esami più approfonditi delle coronarie con un test ergometrico (test da sforzo). Infine, l’ecodoppler dei vasi epiartoci per verificare che nelle arterie che portano il sangue al cervello non ci siano delle placche, potenziali responsabili di un aumento del rischio di ischemia cerebrale».

Le terapie

«Le cure scelte dipenderanno dal grado di ipertensione. In un soggetto con valori borderline anche una modifica dello stile di vita, la perdita di peso, una sana alimentazione, una regolare attività fisica, possono essere un approccio ideale. Ma in un soggetto che ha dei valori di pressione arteriosa molto elevati, con un conseguente aumento del rischio cardiovascolare, vanno impiegati farmaci. Oggi ne abbiamo molte categorie a disposizione. Le ultime linee guida suggeriscono di utilizzare delle associazioni, uno o più farmaci insieme – conclude il cardiologo – per migliorare il controllo della pressione nell’arco delle 24 ore».

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