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Ricerca 11 Febbraio 2019

Grasso? Riserva di cellule preziose e fattori di crescita utili per riparare i tessuti danneggiati di tutto il corpo

Il tessuto adiposo rappresenta attualmente una fonte importante di cellule staminali tramite cui è possibile raggiungere un miglioramento della funzionalità articolare. Si tratta di una fonte biologica per la guarigione dei tessuti osteoarticolari; infatti, oggi, è possibile intervenire nella modulazione del processo infiammatorio e attenuare i sintomi avvertiti dal paziente. Ce ne parla  il Professor Giuseppe Peretti, […]

di Lucia Oggianu

Il tessuto adiposo rappresenta attualmente una fonte importante di cellule staminali tramite cui è possibile raggiungere un miglioramento della funzionalità articolare. Si tratta di una fonte biologica per la guarigione dei tessuti osteoarticolari; infatti, oggi, è possibile intervenire nella modulazione del processo infiammatorio e attenuare i sintomi avvertiti dal paziente.

Ce ne parla  il Professor Giuseppe Peretti, professore di I fascia in Clinica Ortopedica e Traumatologica presso l’Università degli Studi di Milano e primario presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

Professor Peretti, il grasso non è più considerato materiale di scarto bensì fonte di cellule utili nella rigenerazione dei tessuti osteoarticolari; in cosa consiste questa metodica?

«La metodica consiste nel prelievo del tessuto adiposo, di solito dalla regione addominale, mediante lipoaspirazione e nella sua microframmentazione per essere poi riutilizzato in forma iniettabile. Il tessuto adiposo non rappresenta infatti solamente una importante riserva energetica del nostro organismo, come si pensava fino agli anni ’80, ma anche la sede di cellule che hanno funzioni particolari ovvero di potersi differenziare in diversi tessuti e di modulare il processo infiammatorio. Attualmente non credo sia giusto parlare di rigenerazione del tessuto, soprattutto, per esempio, quando utilizzato nelle iniezioni intra-articolari; possiamo però parlare di intervento attraverso le cellule contenute in questo tessuto nella modulazione del quadro infiammatorio con conseguente attenuazione, talvolta anche drastica, dei sintomi riferiti dal paziente»

Quali risultati si possono raggiungere tramite il suo utilizzo?

«Attualmente dal punto di vista clinico sono riportati risultati molto buoni per quanto riguarda la rigenerazione di certi tessuti, come, per esempio, il tessuto osseo. Questa popolazione cellulare derivante dal tessuto adiposo si è dimostrata efficacie nella rigenerazione di difetti del cranio, oppure nel ripristino di tessuto osseo nei casi di perdita di sostanza secondaria a resezioni per tumori, o a traumi, oppure quando era richiesto l’utilizzo di osseo per intervenire in quadri di pseudoartrosi delle ossa lunghe. In questi casi, il contributo cellulare nel processo di rigenerazione è stato diretto e fondamentale. Quello che possiamo ipotizzare per altri tessuti, come quello cartilagineo, per esempio nell’artrosi, è un contributo importante ma indiretto, atto a modulare il quadro infiammatorio, responsabile dei sintomi. Questo favorirebbe un miglioramento del quadro non solo clinico ma anche anatomopatologico della lesione, non perché queste cellule vadano a riempire un difetto cartilagineo, ma perché la riduzione dei sintomi può permettere al paziente di effettuare in maniera più adeguata la fisioterapia, rinforzare adeguatamente i muscoli e migliorare dunque la biomeccanica di una articolazione e quindi indirettamente anche la composizione biochimica della cartilagine».

Si può dire che in ortopedia il futuro sia nella medicina rigenerativa?

«Si, io ci credo. Dobbiamo pensare che quello che si fa attualmente sia una buona base. Per certe lesioni particolarmente difficili, come quelle che coinvolgono il tessuto cartilagineo, quello tendineo e quello muscolare (tessuti meno generosi nella rigenerazione spontanea rispetto, ad esempio, al tessuto osseo), possiamo pensare che ci sarà il contributo importante della medicina rigenerativa. Sarà un contributo comune di molte discipline: non soltanto l’ortopedico, il chirurgo ma anche il biochimico, l’ingegnere dei tessuti, il biologo molecolare, tutti insieme collaboreranno per ottenere il cocktail ideale di biomateriali, cellule e fattori di crescita per ottenere risultati sempre migliori. Sicuramente non è una strada che può essere percorsa in tempi molto brevi, però la ricerca già da molti anni si sta muovendo in questa direzione e posso dire con orgoglio che il contributo di noi italiani sia stato finora fondamentale. Spero e ipotizzo pertanto che, anno dopo anno, avremo a disposizione prodotti di medicina rigenerativa sempre più innovativi ed efficaci».

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