Sanità 16 Novembre 2017 17:41

Troise (Anaao Assomed): «Sindacati fronte comune per armonizzare posizioni e ottenere riconoscimento»

«Un rinnovamento contrattuale dovrebbe prevedere un assetto normativo che va a migliorare le condizioni di lavoro dei medici che in questi anni sono andate deteriorandosi in maniera definirei ‘selvaggia’» così il segretario Anaao Assomed

Finanziamenti inadeguati, incertezze di rinnovo, mancato riconoscimento di fabbisogni indispensabili: è quello che denunciano medici e dirigenti sanitari rispetto alle novità che si preannunciano per il rinnovo del contratto. Uno stato di agitazione quello proclamato dalle sigle sindacali che prenderà forma giovedì 30 novembre quando, in una riunione congiunta a Roma degli Esecutivi nazionali, verranno spiegate le ragioni del malcontento che probabilmente sfocerà in una o più giornate di sciopero nazionale dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. Sul tema, il Segretario Nazionale di Anaao Assomed, Costantino Troise, chiarisce la sua posizione ai microfoni di Sanità Informazione.

Segretario, fra le tante battaglie che vi attendono nei prossimi mesi, la prima è proprio il rinnovo del contratto: qual è la situazione?

«Il contratto è in una fase difficile: innanzitutto tarda a partire e per di più rischia di partire da posizioni molto lontane tra noi e l’Aran. Mi riferisco soprattutto alle deroghe all’orario di lavoro, alla gestione dei fondi contrattuali, al miglioramento delle condizioni di lavoro. Un rinnovamento contrattuale dovrebbe prevedere un assetto normativo che vada a migliorare le condizioni di lavoro dei medici che in questi anni sono andate deteriorandosi in maniera definirei ‘selvaggia’».

Lei pensa che con le altre organizzazioni sindacali si debba fare fronte comune?

«Io credo che la complessità delle situazioni richieda un grande lavoro volto ad armonizzare le modalità diverse di rappresentare i medici che superano le fratture. È importante creare una massa critica tale da poter esigere e imporre, rispetto alla controparte, le proprie ragioni. Il rischio che noi andiamo a correre è quello di essere considerati marginali, pleonastici, ‘un di più’. Figure con le quali si può anche avere un rapporto episodico ed epistolare ma non un rapporto contrattuale o alla pari di discussione politica. Io credo che dobbiamo veramente pensare a come oggi si rappresentano i 120mila medici dipendenti, una frammentazione che già di per sé è un elemento di debolezza e che va superata nei tempi e nei modi che i sindacati si daranno».

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