Salute 14 Ottobre 2025 10:17

Tumore al seno: l’eccesso di peso “indebolisce” le terapie

Due nuove studi mettono in luce il legame tra obesità e sovrappeso con l'efficacia delle terapie. Il tema sarà affrontato al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO)
Tumore al seno: l’eccesso di peso “indebolisce” le terapie

L’obesità o il sovrappeso possono compromettere le probabilità di guarigione delle pazienti con tumore al seno. Tuttavia, nel lungo periodo, quando indicata, una chemioterapia “intensiva”, somministrata a intervalli di tempo più ristretti rispetto a quella tradizionale, si conferma efficace nella prevenzione delle recidive indipendentemente dal peso corporeo. Questi sono i risultati principali di due studi internazionali, uno condotto nell’ambito del trial APHINITY, recentemente pubblicato sull’European Journal of Cancer, e l’altro condotto nell’ambito del trial GIM2, pubblicato sulla rivista ESMO Open. Il tema dell’obesità ha un impatto sempre maggiore in oncologia, sarà affrontato una sessione speciale il prossimo 20 ottobre al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) e che inizierà a Berlino giovedì.

Il peso dell’obesità

“I due studi ci danno indicazioni fondamentali su come l’eccesso di peso e la chemioterapia si combinano nel trattamento del tumore al seno con un impatto sulle strategie di cura per le pazienti”, commenta Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova, nonché autrice degli studi. L’analisi condotta nell’ambito dello studio APHINITY si è concentrata sulle pazienti con tumore al seno HER2-positivo in fase iniziale, un tipo di cancro che tende a crescere velocemente. Su quasi 5.000 pazienti analizzate, il 47% era in sovrappeso o obesa, cioè con un indice di massa corporea (BMI) superiore a 25. “Abbiamo scoperto un’associazione preoccupante: il sovrappeso e l’obesità peggiorano la prognosi del tumore HER2-positivo”, spiega Del Mastro. “In particolare, le pazienti con un BMI superiore a 25 – continua – sembrano avere un aumentato rischio di recidiva o morte del 27% rispetto alle pazienti normopeso o sottopeso.

L’eccesso di peso rende meno tollerabile la chemioterapia

Inoltre, lo studio ha rilevato che le pazienti sovrappeso e obese hanno un rischio maggiore del 38% di morire per qualsiasi causa rispetto alle pazienti normopeso/sottopeso”. Un altro dato interessante è che le pazienti con il BMI più alto sono anche quelle che interrompevano più spesso la chemioterapia post-intervento rispetto alle donne normopeso (14% vs. 9%). “Questo suggerisce che l’eccesso di peso può rendere la terapia più difficile da tollerare”, sottolinea Del Mastro. Notizie migliori arrivano invece dall’analisi condotta nell’ambito dello studio GIM2, la quale offre un messaggio di grande utilità pratica, focalizzandosi sulle donne con tumore al seno ad alto rischio di recidiva con linfonodi positivi, cioè in fase iniziale ma che ha iniziato a diffondersi ai linfonodi vicini.

L’efficacia della chemioterapia “dose dense”

“Questo studio mette a confronto la chemioterapia tradizionale a ‘intervallo standard’ con la più intensa ‘dose-dense’, somministrata in un arco di tempo più breve”, spiega Del Mastro. “In questa analisi su 1.925 pazienti, abbiamo scoperto che l’eccesso di peso non peggiora di per sé la prognosi a lungo termine (15 anni). Il regime dose-dense è risultato il più efficace, indipendentemente dal fatto che la paziente fosse normopeso, sovrappesa o obesa. I numeri – prosegue – sono chiari: nelle pazienti normopeso la chemioterapia “dose dense” riduce il rischio di recidiva del 13% rispetto a quella standard, nelle pazienti in sovrappeso del 28% e in quelle obese addirittura del 30%”.

Il regime “dose dense” come trattamento di prima scelta

Un altro aspetto cruciale è che, in questo studio, alle pazienti obese non è stata somministrata una dose di chemioterapia inferiore per via del loro peso, un problema noto in altri contesti clinici. Tuttavia, le pazienti obese hanno mostrato una maggiore incidenza di alcuni effetti collaterali gravi, come la neuropatia (5,4%) e il dolore osseo (4,7%), rispetto alle normopeso (2,2% e 2% rispettivamente). “La paura di sottodosare la chemioterapia per evitare la tossicità nelle pazienti più pesanti non ha fondamento. Il regime più efficace, quello’ dose dense’, deve essere il trattamento di prima scelta per tutte le pazienti ad alto rischio di recidiva, indipendentemente dal loro BMI”, conclude.

 

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