Oltre 1.500 partecipanti da tutta Europa, tra cui 330 italiani, hanno animato dal 6 all’8 ottobre la 35ª Conferenza di Alzheimer Europe al Bologna Congress Center. Sotto il titolo Connecting science and communities: the future of dementia care, tre giorni di confronto hanno visto insieme ricercatori, professionisti, rappresentanti istituzionali, caregiver e persone con demenza, per condividere sviluppi scientifici e buone pratiche di assistenza e inclusione. Gli interventi si sono sviluppati su sei aree principali: esperienze di vita e tutela dei diritti delle persone con demenza, strategie politiche e di advocacy, interventi innovativi, tecnologie e terapie non farmacologiche, prevenzione, intelligenza artificiale e biomarcatori, servizi assistenziali e diverse tipologie di demenza.
La Federazione Alzheimer Italia ha coordinato una sessione in italiano, con focus sul futuro delle persone con demenza nel nostro Paese. Tra i temi discussi: l’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze, l’arrivo dei nuovi farmaci modificanti la malattia e l’importanza delle iniziative “dementia friendly”, come le Comunità Amiche delle Persone con Demenza e gli Ospedali Dementia Friendly, con l’esperienza pilota dell’Ospedale di Baggiovara (Modena). Due testimonianze dirette hanno arricchito le sessioni: Frank Parisotto con la moglie Fanny Valle e Chiara Di Domenico con il marito Lorenzo Ramengo hanno raccontato la loro vita con la demenza, sottolineando difficoltà e risorse offerte da comunità attente e partecipi. “Queste esperienze ci insegnano una lezione fondamentale: tutto deve partire dalle richieste e dalle reali esigenze delle persone con demenza – afferma Mario Possenti, segretario generale della Federazione Alzheimer Italia – A Bologna scienziati e comunità hanno dialogato concretamente, ponendo le basi per cure più efficaci, contesti più inclusivi e politiche durature. Il lavoro sul nuovo Piano Nazionale e sui farmaci determinerà le scelte degli anni a venire, e il nostro compito è trasformare le idee emerse in azioni concrete”.
Gli interventi scientifici hanno unito ricerca di base, etica e impatto sociale. Roberta Sturaro (Università di Torino) ha presentato la versione italiana della Dementia Public Stigma Scale per misurare e contrastare discriminazioni. Tino Emanuele Poloni (Fondazione Golgi Cenci) ha illustrato brain banking e normative per la donazione di tessuto cerebrale. Cristina Lanni (Università di Pavia) ha aggiornato sullo studio dei biomarcatori periferici, mentre Luca Pizzoni (Sapienza Università di Roma) ha approfondito l’Accelerated Long-Term Forgetting, possibile marcatore precoce dell’Alzheimer.
Il tema delle cure palliative è stato affrontato da più prospettive. Alberto Ranzenigo ha raccontato l’esperienza della RSA Fondazione Casa di Dio di Brescia; Cassandra Tutino (ASST Lariana) ha analizzato il reale fabbisogno di cure palliative negli anziani ricoverati. Francesca Toso (Università di Twente) ha illustrato l’uso della tecnologia per supportare accettazione e cordoglio. Francesco Giaquinto ha evidenziato le disomogeneità tra RSA italiane, mentre Barbara D’Avanzo (Istituto Mario Negri) ha presentato studi su pianificazione anticipata delle cure per persone con demenza in fase lieve.
Oltre 60 città italiane hanno aderito al progetto, promuovendo formazione, informazione e inclusione. Michele Massimo Laforgia ha illustrato un fumetto informativo distribuito a Bisceglie; Daniela Gariselli ha raccontato iniziative nelle scuole di Formigine; Rosanna Palmeri ha presentato il cinema inclusivo a Trieste; Stefano Boggi ha parlato della formazione per medici di medicina generale a Codogno; Rossella Tozzi ha mostrato progetti per persone con demenza tra la popolazione migrante a Modena.
L’Ospedale di Baggiovara è il primo in Italia a ottenere il riconoscimento di Dementia Friendly Hospital, con percorsi di ricovero e pronto soccorso più attenti ai bisogni delle persone con demenza, raccontati da Francesca Neviani. Chiara Morichetti ha illustrato l’avvio di un percorso analogo all’Ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia. Giulio Senes ha presentato il Giardino Alzheimer del Pio Albergo Trivulzio; Valentina Scarton ha confrontato villaggi terapeutici in Norvegia e Francia; Monica Loffredo ha descritto il progetto “Museo Gentile” per rendere l’esperienza museale accessibile a persone con malattie neurodegenerative.
Fabrizio Lattanzio ha illustrato il modello URCA – Unità di risoluzione Crisi Alzheimer a Bari, per una presa in carico integrata. Rossella Tozzi ha presentato il progetto Immidem di Modena per facilitare l’accesso ai servizi sanitari alle persone migranti. Da Trento, Livia Wright e Marisa De Mutiis hanno raccontato l’iniziativa “Le Scintille” e la guida della città realizzata con persone con demenza. Elena Rolandi ha aggiornato sullo studio InveCe.Ab, mentre Guido Bellomo ha illustrato il progetto C-FiND per migliorare percorsi diagnostici precoci.
La sessione con l’Istituto Superiore di Sanità ha trattato temi cruciali per le politiche italiane sulla demenza. Cristiano Gori ha parlato della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Teresa Di Fiandra ha illustrato l’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze, che dovrà avere livello governativo e risorse strutturali per garantire assistenza completa ed efficace. Guido Bellomo ha sottolineato come fino al 45% dei casi potrebbe essere prevenuto agendo sui fattori di rischio modificabili. Simone Salemme ha discusso l’arrivo dei nuovi farmaci, come Lecanemab, e le esigenze di centri specializzati, monitoraggio e riorganizzazione dei servizi. Francesco Sciancalepore ha presentato INFORMA 2.0, app di stimolazione cognitiva da validare come terapia digitale riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale.
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