Salute 8 Ottobre 2025 16:59

Sindrome da Fatica Cronica: sviluppato primo test del sangue per la diagnosi

Un gruppo di scienziati annuncia la creazione di quello che potrebbe essere il primo strumento diagnostico oggettivo per una malattia spesso misconosciuta
Sindrome da Fatica Cronica: sviluppato primo test del sangue per la diagnosi

Si accende una nuova speranza per le migliaia di pazienti affetti da Encefalomielite Mialgica (ME), nota anche come Sindrome da Fatica Cronica (CFS). Un team di scienziati dell’Università dell’East Anglia (UEA) e di Oxford Biodynamics ha sviluppato il primo test del sangue al mondo che, a quanto pare, è in grado di diagnosticare la condizione con un’elevata accuratezza. I risultati iniziali sono stati pubblicati sul Journal of Translational Medicine e sono molto promettenti. Fino ad oggi, la ME/CFS è stata diagnosticata per esclusione, basandosi su un insieme di sintomi debilitanti, come un’estrema stanchezza che non migliora con il riposo. L’assenza di un test definitivo ha spesso portato a lunghi ritardi diagnostici, incomprensioni e persino al timore di essere liquidati con la frase “è tutto nella tua testa”.

Alla base del nuovo test una sofisticata tecnologia

Il segreto del nuovo test risiede in una sofisticata tecnologia chiamata EpiSwitch 3D Genomics. I ricercatori hanno analizzato campioni di sangue di 47 pazienti con ME/CFS grave e li hanno confrontati con quelli di 61 adulti sani. Quello che hanno scoperto è un “modello unico” nel modo in cui il DNA è ripiegato all’interno delle cellule sanguigne dei pazienti affetti da ME/CFS. Questo ripiegamento, o marcatore epigenetico, è un cambiamento che si verifica nel corso della vita di una persona, a differenza del codice genetico fisso, e sembra agire come una vera e propria “firma” biologica della malattia.

Un’accuratezza impressionante, ma è necessaria la cautela

“Si tratta di un passo avanti significativo”, afferma Dmitry Pshezhetskiy della Norwich Medical School dell’UEA. “Per la prima volta, abbiamo un semplice test del sangue in grado di identificare in modo affidabile la ME/CFS, potenzialmente trasformando il modo in cui diagnostichiamo e gestiamo questa complessa malattia”, aggiunge. Stando ai risultati dello studio la sensibilità del test, cioè la probabilità che il test risulti positivo se il paziente ha effettivamente la condizione, è stata pari al 92%.Mmentre la specificità, cioè la probabilità che il test risulti negativo se il paziente è sano, è risultata pari al 98%. L’elevata accuratezza complessiva suggerisce che il test potrebbe fornire una diagnosi obiettiva e rapida, offrendo ai pazienti il supporto e la gestione di cui hanno bisogno molto prima. Tuttavia, la comunità scientifica ha accolto la notizia con un cauto ottimismo. Sebbene i risultati siano incoraggianti, c’è un forte appello per ulteriori studi indipendenti e meglio strutturati.

 

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