Lavoro e Professioni 25 Settembre 2025 18:40

In neurologia, l’intelligenza naturale batte quella artificiale. Lo studio

Secondo una ricerca italiana i neurologi rimangono più accurati e affidabili nelle diagnosi rispetto a ChatGpt e Gemini
In neurologia, l’intelligenza naturale batte quella artificiale. Lo studio

L’ “IA neurologo” non supera, almeno per ora, l’esame della scienza. Nella pratica clinica neurologica, l’intelligenza naturale batte ancora quella artificiale. Lo dimostra uno studio italiano pubblicato sul Journal of Medical Informatics Research e condotto dai ricercatori dell’Università Statale di Milano e dell’ASST Santi Paolo e Carlo. Gli autori si sono chiesti se i Large Language Models (LLM), come ChatGpt e Gemini, possano sostituire il medico nella diagnosi neurologica. Pur studiati per il loro potenziale in ambito medico, “la loro efficacia in un contesto clinico reale non era stata ancora sufficientemente sperimentata”, sottolineano gli autori. Per questo i ricercatori hanno condotto quello che definiscono “il primo studio sperimentale” progettato per simulare una prima visita neurologica, coinvolgendo 28 pazienti anonimi della Clinica Neurologica dell’Ospedale San Paolo di Milano.

Risultati: i neurologi rimangono più precisi

I risultati mostrano come “i neurologi abbiano raggiunto un’accuratezza diagnostica del 75%, mentre ChatGpt si è attestato al 54% e Gemini al 46%”. Entrambi i modelli di intelligenza artificiale hanno anche mostrato una tendenza a sovra-prescrivere esami diagnostici, nel 17-25% dei casi. “Questo dimostra che, sebbene i LLM abbiano un potenziale interessante come strumenti di supporto, al momento non sono pronti per prendere decisioni cliniche autonome, soprattutto in ambiti complessi come la neurologia”, afferma Natale Maiorana, neuropsicologo e primo autore dello studio.

L’IA come supporto, non come sostituto

“Siamo partiti da versioni pubbliche e generaliste dei modelli, senza addestramento medico specifico – precisa Sara Marceglia, professoressa di Bioingegneria e coordinatrice della ricerca –. L’intelligenza artificiale può essere utile, ma va inserita responsabilmente nei processi clinici, con supervisione umana”. Per Alberto Priori, direttore della Struttura di Neurologia dell’ospedale San Paolo e del Centro di ricerca ‘Aldo Ravelli’, “l’intelligenza artificiale è una risorsa promettente, ma oggi non può sostituire il giudizio clinico umano. Il nostro studio apre la strada a una nuova stagione di ricerca per integrare queste tecnologie in modo sicuro ed efficace nella neurologia e nella medicina in generale”.

Cautela nell’uso da parte dei non professionisti

I ricercatori sottolineano anche che “l’uso dei LLM da parte di utenti non sanitari per auto-interpretare sintomi ed esami diagnostici deve essere molto cauto”. L’auspicio è che l’IA possa diventare in futuro “un supporto utile nella pratica clinica, a patto che sia sviluppata, personalizzata e validata con rigorosi studi clinici”, concludono.

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