Le malattie cardiovascolari e metaboliche sono strettamente connesse e insieme rappresentano una delle sfide più importanti per la salute pubblica: è tempo di parlare di “prevenzione cardiometabolica” e di mettere in atto i primi programmi che la realizzano. Questo il messaggio principale del 3° Forum Monzino della ricerca clinica sul tema “La prevenzione delle malattie cardiovascolari e metaboliche: Il ruolo delle nuove tecnologie e dei nuovi farmaci, promosso dal Centro Cardiologico Monzino IRCCS il 26 settembre. Il paper “The Global Syndemic of Modifiable Cardiovascular Risk Factors Projected From 2025 to 2050” prevede che, nonostante i progressi nelle cure, l’aumento e l’invecchiamento della popolazione porteranno a un aumento complessivo delle malattie cardiovascolari e l’obesità e l’ipertensione rappresenteranno i principali fattori di rischio.
A questo proposito, lo studio “Global, regional, and national prevalence of adult overweight and obesity, 1990–2021, with forecasts to 2050” stima che entro il 2050 quasi 2 miliardi di persone a livello globale saranno affette da obesità, con impatti negativi incalcolabili sulla salute e sui costi globali. Emerge quindi una mappa dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, che include anche l’obesità, il sovrappeso e il diabete di tipo 2 e che deve orientare i programmi di prevenzione futuri. Questi fattori, così come quelli “classici”, come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia, vanno però intercettati e trattati molto prima rispetto a quanto avviene oggi, per ottenere una riduzione significativa di incidenza e mortalità.
“Il paradosso della prevenzione cardiovascolare è che dal punto di vista scientifico sappiamo sempre di più sui meccanismi di formazione delle malattie e sui fattori di rischio, ma fino a ieri avevamo pochi strumenti per applicare queste conoscenze alla popolazione su larga scala”, dichiara Giulio Pompilio, direttore scientifico del Monzino. “Oggi la ricerca ha messo a disposizione nuove tecnologie e nuovi farmaci e il dilemma si è spostato su chi può realizzare programmi capillari, efficaci ed efficienti di prevenzione cardiometabolica. Noi come Monzino – continua – abbiamo deciso di prendere l’iniziativa e saremo il primo ospedale di ricerca a concludere una partnership con una rete nazionale di farmacie (che fa capo a PHOENIX Pharma Italia), per creare un Clinical Hub di prevenzione cardiometabolica”.
“Il fatto di uscire dal perimetro dell’ospedale e intervenire capillarmente sul territorio attraverso le farmacie è un cambio di paradigma importante, ma è soprattutto imprescindibile”, sottolinea Pompilio. “Non possiamo più aspettare che il paziente cardiovascolare afferisca al suo medico di riferimento o all’ospedale. Le persone a rischio – prosegue – vanno identificate molto prima e in fase precocissima la prevenzione funziona. Ne abbiamo avuto la dimostrazione con il progetto “CV Prevital” il più avanzato programma di prevenzione cardiovascolare in Europa, basato sulla medicina digitale. Dalle prime analisi dei risultati emerge che il solo fatto di aderire ad un programma di prevenzione digitale riduce i maggiori fattori di rischio cardiovascolare in breve tempo“.
“Nel Clinical Hub il farmacista diventerà ricercatore, valorizzando il suo ruolo e ottimizzando il suo contatto con i cittadini”, dichiara Marco Scatigna, direttore dell’Unità Sperimentazione Clinica del Monzino. “Abbiamo già proceduto alla formazione in ricerca clinica dei responsabili delle 65 farmacie selezionate sul territorio nazionale. In particolare – continua – sono state erogate 32 ore complessive con particolare focus alle nuove norme di buona pratica clinica. All’inizio del 2026 è previsto l’avvio dei primi progetti di ricerca che si focalizzeranno in particolare sulla diagnosi precoce e sulla raccolta di dati di qualità in ambito farmacologico”.
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