Presto lo smartwatch potrebbe essere in gradi di percepire le “cattive intenzioni alimentari“, prevenendo le abbuffate sconsiderate e indirizzando verso scelte più salutari. Questo sarà possibile grazie a un nuovo sistema sviluppato dagli scienziati della Northwestern University che utilizza tre sensori indossabili (una collana, un braccialetto e una bodycam) per monitorare il comportamento alimentare nel mondo reale con un livello di dettaglio senza precedenti e nel rispetto della privacy. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista npj Digital Medicine.
“Mangiare troppo è una delle cause principali dell’obesità, ma la maggior parte dei trattamenti ignora le abitudini inconsce che la determinano”, spiega Nabil Alshurafa , professore associato di medicina comportamentale presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University e di ingegneria informatica presso la McCormick School of Engineering della Northwestern, nonché autore dello studio. Nella ricerca sono stati coinvolti 60 adulti obesi hanno indossato i tre sensori e utilizzato un’app per smartphone per monitorare l’umore e il contesto dei pasti (ad esempio, con chi erano, cosa stavano facendo) per due settimane. Lo studio ha prodotto migliaia di ore di dati video e sensori e ha rivelato che l’eccesso di cibo è ben lungi dall’essere un problema universale.
I ricercatori hanno individuato cinque modelli distinti di consumo eccessivo di cibo:
“Questi modelli riflettono la complessa danza tra ambiente, emozioni e abitudini”, dice Alshurafa. “La cosa sorprendente è che ora abbiamo una tabella di marcia per interventi personalizzati”, aggiunge.
I risultati gettano le basi per una nuova era diagnostica in cui gli scienziati profilano gli individui in base a uno dei cinque modelli e implementano interventi personalizzati. Il team di Alshurafa sta già collaborando con i medici per testare programmi personalizzati di cambiamento comportamentale basati su questi risultati. “Ciò che mi ha colpito di più è stato come l’eccesso di cibo non sia solo una questione di forza di volontà”, sottolinea l’autore principale Farzad Shahabi, dottorando nel laboratorio di Alshurafa. “Utilizzando la rilevazione passiva, siamo stati in grado di scoprire modelli di consumo nascosti nel comportamento reale delle persone, che sono emotivi, comportamentali e contestuali. Vedere i modelli emergere dai dati- continua – è stato come accendere una luce in una stanza in cui tutti ci siamo aggirati per decenni. La nostra visione a lungo termine è quella di andare oltre le soluzioni standardizzate e di dirigerci verso un mondo in cui la tecnologia sanitaria sia meno una prescrizione e più una partnership”.
Durante i primi giorni di questa ricerca, Alshurafa chiese al dipartimento di polizia della Northwestern University di prestargli una bodycam per vedere come avrebbe potuto progettare una telecamera in grado di catturare il comportamento alimentare nel mondo reale. Programmò la telecamera in modo che registrasse solo le azioni di chi la indossava legate al cibo, per preservare la privacy degli astanti. Chiamata HabitSense, la bodycam è la prima telecamera orientata all’attività (AOC) brevettata che utilizza la rilevazione termica per attivare la registrazione solo quando il cibo entra nel campo visivo della telecamera. A differenza delle telecamere “egocentriche”, che catturano una scena dalla prospettiva di chi la indossa, o della sorveglianza ad ampio raggio, le AOC registrano l’attività, non la scena, il che riduce i problemi di privacy durante l’acquisizione di dati critici.
Oltre ad HabitSense e a un activity tracker da polso simile a un FitBit o un Apple Watch, i partecipanti allo studio indossavano una collana progettata da Alshurafa e dal suo team, chiamata NeckSense. Si tratta della prima tecnologia in grado di registrare in modo preciso e passivo molteplici comportamenti alimentari, rilevando nel mondo reale quando le persone mangiano, inclusa la velocità con cui masticano, quanti bocconi prendono e quante volte le mani si portano alla bocca. “Unendo informatica, medicina comportamentale e un pizzico di curiosità in stile Jane Goodall, stiamo lavorando per aprire la strada a un’assistenza sanitaria veramente personalizzata e basata sulle abitudini”, dice Alshurafa. “Questo studio segna solo l’inizio di un percorso verso interventi più intelligenti e compassionevoli per milioni di persone alle prese con l’eccesso di cibo”, conclude.
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