One Health 16 Settembre 2025 10:42

Solitudine, +13,4% dopo la pandemia: studio su 159 Paesi rivela profonde disuguaglianze

La ricerca su oltre 2,4 milioni di persone documenta un’accelerazione dell’isolamento sociale dopo il 2019. Gli autori parlano di “crisi della connessione sociale” e invocano interventi mirati per i più vulnerabili
Solitudine, +13,4% dopo la pandemia: studio su 159 Paesi rivela profonde disuguaglianze

L’isolamento sociale è ormai considerato un determinante di salute, al pari di fattori di rischio consolidati come il fumo o l’inattività fisica. Ma fino a oggi mancavano dati che descrivessero in modo puntuale le tendenze globali. A colmare questa lacuna è uno studio imponente appena pubblicato su JAMA Network Open, coordinato da Thomas E. Fuller-Rowell dell’Auburn University, che ha analizzato i dati raccolti dal Gallup World Poll in 159 paesi tra il 2009 e il 2024. I numeri parlano chiaro: su 2.483.935 valutazioni individuali (età media 41,7 anni; 53,1% donne), i livelli di isolamento erano relativamente stabili fino al 2019. Poi, con l’arrivo della pandemia, la curva ha subito un brusco cambio di passo: tra il 2019 e il 2020 l’isolamento è aumentato in modo repentino, per continuare a crescere anche negli anni successivi. Complessivamente, dal 2009 al 2024, la prevalenza globale è salita dal 19,2% al 21,8%, pari a un incremento del 13,4%.

Disuguaglianze che si allargano

Il dato più allarmante riguarda le disuguaglianze socio-economiche. Nel primo anno della pandemia, l’impatto maggiore si è osservato nei gruppi a reddito più basso: qui l’aumento è stato dell’11%. Ma dal 2020 in avanti la crescita ha coinvolto anche i gruppi più abbienti, con incrementi del 12,3%. Nel 2020 la forbice tra ricchi e poveri ha toccato il massimo, con il 26,4% dei più poveri che dichiarava di non poter contare su amici o parenti in caso di bisogno, contro il 15,6% dei più ricchi. Anche se la disparità si è leggermente ridotta negli anni successivi, nel 2024 era ancora di 8,6 punti percentuali, segno che le disuguaglianze restano profonde e strutturali.

Una crisi globale della connessione sociale

Gli autori parlano apertamente di una “crisi della connessione sociale”, già denunciata dall’OMS e da istituzioni sanitarie come il Surgeon General statunitense. La mancanza di reti di supporto ha conseguenze tangibili sulla salute mentale e fisica, aumenta lo stress cronico e peggiora l’accesso a cure e risorse. Secondo i ricercatori, il peggioramento non riguarda tutti i paesi allo stesso modo: 54 paesi hanno visto aumentare l’isolamento e le disuguaglianze, mentre 41 hanno registrato miglioramenti, a dimostrazione che il fenomeno è anche plasmato dalle politiche locali e dalle condizioni strutturali delle comunità.

Che cosa serve ora

Il messaggio dello studio è netto: servono interventi mirati e politiche pubbliche che affrontino l’isolamento sociale non solo come problema individuale, ma come sfida collettiva. Rafforzare le reti comunitarie, ridurre le barriere economiche, promuovere luoghi e occasioni di socialità sono passi imprescindibili. Gli autori invitano inoltre a guardare oltre la pandemia: urbanizzazione, digitalizzazione, lavoro da remoto e individualismo culturale sono forze che continueranno a plasmare il nostro modo di vivere e di connetterci. Senza azioni concrete, il rischio è che la solitudine diventi una condizione cronica della modernità.

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