Un test digitale, rapido e autosomministrato, che si fa su un tablet e che può cambiare il futuro della diagnosi dell’Alzheimer nelle cure primarie. È questo l’obiettivo di BioCog, lo strumento sviluppato all’Università di Lund e presentato su Nature Medicine. Secondo gli autori, può fornire al medico di base un aiuto concreto nell’individuare i pazienti che necessitano di ulteriori accertamenti. “Oggi i centri di cura primaria non dispongono delle risorse, del tempo e delle competenze specialistiche per indagare la possibile esistenza dell’Alzheimer allo stesso modo dei centri specializzati: ed è qui che un test cognitivo digitale può fare la differenza più grande”, afferma Oskar Hansson, che ha coordinato il gruppo di ricerca.
Lo studio, che ha coinvolto 223 persone in una coorte di cure secondarie e 403 pazienti in 19 centri di assistenza primaria, dimostra che BioCog raggiunge un’accuratezza dell’85% nell’identificare un deterioramento cognitivo, risultato nettamente migliore rispetto alla sola valutazione dei medici di base, ferma al 73%. Quando si utilizza un approccio a due soglie, l’accuratezza sale al 90%. Numeri che superano i test tradizionali come il Mini-Mental State Examination, il Montreal Cognitive Assessment e il Mini-Cog, così come un altro test cognitivo digitale già disponibile. BioCog, dunque, non solo fornisce un quadro più oggettivo, ma lo fa anche con maggiore precisione. “Il nostro nuovo test digitale – spiega Pontus Tideman, primo autore insieme a Linda Karlsson – è in grado di individuare in una fase precoce quali pazienti presentano un deterioramento cognitivo indicativo della malattia di Alzheimer”.
I ricercatori hanno valutato anche il potenziale di BioCog combinato a un semplice prelievo. L’associazione con biomarcatori ematici – in particolare quelli legati alla proteina tau fosforilata – ha permesso di rilevare la malattia di Alzheimer clinicamente verificata con un’accuratezza del 90%. Un risultato significativamente migliore rispetto al solo esame del sangue (80%) o agli standard di cura attuali (70%).
L’importanza di una diagnosi tempestiva è chiara: più precoce è l’intervento, più le terapie disponibili oggi possono essere efficaci. Per questo, un test come BioCog potrebbe diventare un alleato prezioso dei medici di base, chiamati sempre più spesso a distinguere chi ha davvero bisogno di una valutazione specialistica. Naturalmente, restano aperte alcune sfide. Il test è stato validato in Svezia e serviranno ulteriori studi in altri Paesi e lingue per confermarne la solidità. Inoltre, BioCog non è pensato come strumento di screening per tutta la popolazione, ma per chi manifesta già sintomi cognitivi. Resta però la prospettiva, sottolineano i ricercatori, di un futuro in cui la diagnosi di Alzheimer non sarà più tardiva o incerta, ma più rapida, accessibile e mirata.
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