“Le probabilità di demenza aumentano significativamente con il numero di comorbidità psichiatriche, con la co-occorrenza di disturbi dell’umore e d’ansia che mostrano le più alte probabilità a posteriori”, è così che i ricercatori guidati da Édouard Baudouin dell’Hôpital Paul Brousse di Villejuif, in Francia, sintetizzano i risultati dello studio che ha indagato la correlazione tra disturbi mentali e demenza. La ricerca, pubblicata su BMJ Mental Health, ha incluso 3.688 pazienti, di età pari o superiore a 45 anni, afferenti al dipartimento di psichiatria dell’ospedale Bicêtre tra il 2009 e il 2023. Sono stati considerati pazienti con diagnosi di almeno un disturbo psichiatrico, comprendendo disturbi depressivi, disturbi d’ansia, disturbi psicotici, disturbi da uso di sostanze, disturbi di personalità e disturbi bipolari.
Tra i 3.688 soggetti, il 17,7% (653 pazienti) ha sviluppato demenza, con un’età media di 68,7 anni, mentre il gruppo senza demenza aveva un’età media di 58,2 anni. Rispetto a chi aveva un solo disturbo psichiatrico, il rischio di demenza cresce progressivamente con il numero di comorbidità. Chi conviveva con due disturbi aveva un rischio di 2,3 volte superiore, chi ne aveva tre di quattro volte, mentre chi presentava quattro disturbi o più raggiungeva un rischio pari a 11,1. In particolare, “i pazienti con co-occorrenza di disturbi dell’umore e d’ansia avevano una probabilità media a posteriori che variava dal 48% fino quasi al 90% di sviluppare demenza”.
Gli autori sottolineano che i disturbi psichiatrici, già di per sé associati a un aumento del rischio di demenza, diventano un fattore amplificatore quando si presentano in combinazione. Per questo motivo, “dovrebbero essere sviluppate strategie di screening mirate per questi pazienti, con particolare attenzione a chi sviluppa più di un disturbo psichiatrico”. L’associazione così forte tra comorbidità psichiatriche e demenza potrebbe essere interpretata come un campanello d’allarme precoce, più che come un nesso causale diretto. I ricercatori suggeriscono quindi di includere strumenti di valutazione cognitiva sistematica nella presa in carico di chi soffre di disturbi mentali multipli, per favorire diagnosi precoci e interventi tempestivi.