In Italia sono circa 20mila i bambini e gli adolescenti che convivono con il diabete di tipo 1, una condizione cronica che li accompagna anche tra i banchi di scuola, nei corridoi e nelle palestre. A loro si aggiungono i giovani con diabete di tipo 2, meno numerosi ma in aumento, complice la crescita dell’obesità infantile. Il ritorno a scuola, con i quaderni nuovi, lo zaino pieno e l’attesa di rivedere compagni e insegnanti, porta con sé per questi studenti anche la necessità di affrontare ogni giorno controlli, terapie e attenzioni particolari. “Il diabete mellito è una malattia metabolica cronica caratterizzata da iperglicemia e alterazioni del metabolismo, conseguenti alla carenza dell’azione biologica dell’ormone pancreatico insulina nell’organismo – spiega Carlo Alfaro, pediatra di famiglia – . Il diabete tipo 1 è causato da distruzione delle beta-cellule pancreatiche, produttrici di insulina, su base autoimmune (diabete tipo 1A) o idiopatica (diabete tipo 1B) per cui non viene prodotta sufficiente insulina, che deve essere somministrata dall’esterno. Il diabete tipo 2 è dovuto a resistenza dei tessuti periferici all’insulina, spesso in presenza di un eccesso di adiposità; non è insulino-dipendente. Forme più rare sono il diabete monogenico (MODY, maturity onset diabetes of the young), che insorge in giovane età (sotto i 25 anni) e il diabete secondario ad altre patologie”.
“I bambini e adolescenti con diabete mellito devono essere messi in condizione dall’istituzione scolastica di attendere con agio e sicurezza a tutte le attività, al pari dei loro compagni”, sottolinea Alfaro. Dal 2013 esiste un Documento strategico di intervento integrato promosso da AGD Italia, Ministero della Salute e dell’Istruzione, con l’obiettivo di favorire inclusione e benessere dei giovani con diabete. “Il documento – spiega il pediatra – si rivolge a dirigenti, docenti e personale scolastico per formarli a promuovere un modello di gestione dell’alunno diabetico consapevole, flessibile e personalizzato, ispirato alla normalità, in modo che il giovane non percepisca la propria condizione come impedimento o motivo di paura o esclusione”.
“I genitori dell’alunno diabetico devono fornire al dirigente scolastico tutta la documentazione clinica utile: diagnosi e piano individuale terapeutico ricevuto dal Servizio di Diabetologia Pediatrica – spiega Alfaro –. Seguirà una prima riunione con autorità scolastiche e medici del bambino, in presenza della famiglia, in cui saranno chiariti bisogni, esigenze, problematiche e soluzioni. Poi una seconda riunione di formazione rivolta al personale docente e non docente che si occupa dello studente, da parte del pediatra diabetologo o del pediatra di famiglia. Gli insegnanti devono sapere che il bambino diabetico può aver bisogno di misurare la glicemia, di bere o assumere cibi solidi in classe anche durante la lezione, di andare in bagno più spesso, di rispettare tempi precisi per gli orari dei pasti – aggiunge Alfaro –. Se l’alunno avesse bisogno di aiuto da parte di un adulto per misurare la glicemia o iniettare l’insulina, qualcuno del personale della scuola può offrirsi, a livello volontario, di farsene carico dopo aver ricevuto una formazione ad hoc”.
“Gli alunni con diabete di tipo 1 potrebbero avere due tipi di alterazioni glicemiche, una crisi di iperglicemia o di ipoglicemia – chiarisce Alfaro –. La glicemia dovrebbe rimanere fra 90 e 110 mg/dL prima e lontano dai pasti e tra i 140 e i 180 nelle due ore seguenti ai pasti. L’iperglicemia non rappresenta un’emergenza, la si può correggere aumentando la dose di insulina, invece l’ipoglicemia può causare sudorazione, pallore, irritabilità, nervosismo, pianto, nausea, fame eccessiva, cefalea, difficoltà di concentrazione, difficoltà di coordinazione, stanchezza, tremori, confusione, fino alla perdita di coscienza e al coma – continua il pediatra –. In caso di malessere lo studente deve misurare la glicemia e, se bassa, assumere prontamente zuccheri semplici come zollette di zucchero, caramelle o succo di frutta. Una volta risolti i sintomi, deve mangiare carboidrati complessi, come biscotti o pane, e dopo circa 15 minuti può riprendere le normali attività. Nel caso di grave ipoglicemia, con perdita di coscienza, va iniettato per via intramuscolare il glucagone, disponibile in un kit di pronto uso. Non vi sono rischi nel somministrarlo: entro cinque minuti il bambino mostrerà una graduale ripresa”.
“Il controllo glicemico è la parola d’ordine per chi convive con il diabete – ricorda Alfaro –. La tecnologia digitale ha rivoluzionato la gestione della glicemia grazie alla possibilità di un monitoraggio in continuo 24 ore su 24 con sensori glicemici. In Italia, oltre il 98% dei pazienti pediatrici ne dispone. Molti (circa il 40%) utilizzano anche il microinfusore, che infonde l’insulina direttamente sottocute senza bisogno di iniezioni. Il microinfusore – precisa – ha le dimensioni di un telefono cellulare ed è resistente, ma la cannula che lo collega al sottocute potrebbe staccarsi o occludersi durante giochi o attività fisica, e l’alunno potrebbe doverla sostituire”.
“Il soggetto diabetico può mangiare tutto, seguendo i principi di un’alimentazione sana ed equilibrata – sottolinea Alfaro –. Prima del pasto deve sempre eseguire l’iniezione di insulina e non possono esserci ritardi o anticipi nell’inizio del pasto rispetto al momento della sua assunzione. In caso di insulina rapida, devono passare circa 15 minuti”.
“L’alunno con diabete può fare esercizio fisico come tutti, anzi è parte integrante della cura del diabete perché favorisce la sensibilità all’insulina e l’utilizzazione del glucosio – evidenzia Alfaro –. È importante che l’alunno misuri la glicemia prima dell’esercizio fisico. Se la glicemia è bassa o molto alta sarà opportuno non svolgere alcuna attività. È consigliabile consumare uno spuntino a base di carboidrati complessi e proteine circa 30-60 minuti prima dell’esercizio. Durante l’attività, è opportuno avere a disposizione alimenti contenenti zuccheri semplici, come caramelle zuccherate o succo di frutta, in caso di ipoglicemia. Dopo lo sport, consumare un pasto equilibrato” conclude.
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