Una delle strategie più efficaci per proteggere la mente dal declino cognitivo ha il gusto della fragola. Secondo uno studio presentato al congresso NUTRITION 2024, organizzato dall’American Society for Nutrition, e guidato da Song-Yi Park, professoressa associata presso l’Università delle Hawaii a Mānoa, accanto ad un piatto ricco di spinaci, un filo d’olio d’oliva, una manciata di mirtilli E un filetto di pesce, non può mai mancare una ciotola di fragole fresche. Almeno per chi vuole mantenere una mete lucida anche in terza età. Per dimostrarlo i ricercatori hanno analizzato per decenni i dati di 215mila persone di cinque diverse etnie, tra i 45 e i 75 anni, partecipanti al Multiethnic Cohort Study, uno dei più vasti progetti epidemiologici a lungo termine sulla salute pubblica.
La MIND – acronimo di Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay – unisce le caratteristiche salutari della dieta Mediterranea e della DASH (nata per controllare la pressione arteriosa), ma con un obiettivo specifico: proteggere la salute cerebrale e rallentare il declino cognitivo. “I risultati suggeriscono che anche iniziare questa dieta a mezza età può fare la differenza – afferma la prof.ssa Park -. Anche una moderata aderenza alla dieta MIND è risultata associata a un minor rischio di demenza, il che è incoraggiante per chi potrebbe non riuscire a seguire la dieta alla perfezione”.
Nel modello proposto dai ricercatori, ogni gruppo alimentare della dieta MIND contribuisce a un punteggio complessivo: ad esempio, mangiare fragole o mirtilli due volte a settimana o più vale un punto intero. Tra gli alimenti chiave figurano le verdure a foglia verde, i cereali integrali, la frutta secca, il pesce, i legumi e l’olio d’oliva. Da evitare (o ridurre drasticamente): carne rossa, burro, formaggi grassi, fritti e dolci industriali. I partecipanti che all’inizio dello studio seguivano già uno stile alimentare di tipo MIND avevano un rischio di demenza ridotto del 9%. Ma dopo dieci anni di adesione costante, il rischio si abbassa fino al 25%.
“Sebbene siano necessari ulteriori studi clinici per confermare il nesso causale – precisa la prof.ssa Park – i nostri risultati supportano fortemente le raccomandazioni per una dieta sana sin dalla mezza età”. Questo studio, dunque, allunga la lista delle evidenze scientifiche che supportano la necessità di intervenire in anticipo attraverso modifiche dello stile di vita per contrastare la crescente incidenza di patologie neurodegenerative.