Quarant’anni fa, il 13 maggio del 1985, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è stato riconosciuto Istituto di ricovero e cura un carattere scientifico, un traguardo che attestava il livello di eccellenza nel coniugare l’attività clinica e di ricerca della struttura. “Custodiamo questo anniversario con gratitudine e con lo sguardo rivolto al domani, consapevoli che il nostro compito è spingere avanti la frontiera dell’innovazione, continuando a coltivare la scienza con responsabilità, condividendone i frutti ovunque ce ne sia bisogno”, commenta il presidente del Bambino Gesù Tiziano Onesti.
In questo quarantennio, l’evoluzione del Bambin Gesù è stato uno specchio dei progressi della medicina pediatrica. Meno di un anno dopo il riconoscimento come Irccs, nel 1986, l’ospedale realizzò il primo trapianto di cuore in Italia su un bambino, avviando l’era della cardiochirurgia pediatrica e, più in generale, l’era della trapiantologia pediatrica. Nel 1992 è stato aperto il Centro di assistenza per bambini malati di Aids. Dal 2000, con l’apertura del MarLab, vengono sviluppati programmi innovativi di riabilitazione motoria. Di pari passo, è cresciuto l’impegno del Bambino Gesù nelle malattie rare, al punto che oggi gestisce la più ampia casistica nazionale di malati rari in età pediatrica: il 40,8% sotto i 15 anni di età.
Negli anni il Bambino Gesù si è affermato tra le eccellenze mondiali nelle terapie avanzate: è del 2014 il primo trapianto al mondo di cellule staminali geneticamente modificate da donatore aploidentico (da genitore a figlio); nel 2023 viene sviluppata la prima terapia genica Car-T per il neuroblastoma e lo scorso anno si ha il primo utilizzo di terapie geniche nel trattamento delle malattie autoimmuni in età pediatrica. “I 40 anni come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico – commenta il direttore scientifico Andrea Onetti Muda – rappresentano per il Bambino Gesù non solo una tappa storica, ma la conferma di un impegno costante nella ricerca traslazionale, che unisce rigore scientifico e applicazione clinica. La nostra forza è nel dialogo continuo tra laboratorio e corsia: ogni scoperta, ogni innovazione, è pensata per diventare una cura concreta. È un modello integrato che cerca di rispondere nel più breve tempo possibile alle esigenze dei pazienti, specialmente quelli con patologie gravi, rare o addirittura senza diagnosi”.
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