Salute 24 Ottobre 2023 15:48

Pronto soccorso, l’allarme Simeu: “Nei prossimi cinque anni un solo specialista ogni 125mila abitanti”

Simeu: "Impiegare in Pronto soccorso medici di varia provenienza, privandosi del prezioso contributo di specializzandi rivela una stortura inaccettabile per la salute dei cittadini, per la gestione economica della sanità e per la dignità di chi sceglie la professione"
Pronto soccorso, l’allarme Simeu: “Nei prossimi cinque anni un solo specialista ogni 125mila abitanti”

Centoundici ospedali chiusi, 38.684 posti letto persi, 29.284 professionisti in meno nel Ssn, 282,8 milioni di prestazioni non erogate sul territorio e 2,8 milioni di ricoveri ospedalieri in meno (dati Cimo-Fesmed). Carenze strutturali che hanno, via via, affollato i pronto soccorso, unico luogo in cui, in qualsiasi momento del giorno e della notte, nonostante le attese, il cittadino può trovare una risposta al proprio bisogno di salute. Una scelta quasi obbligata anche in assenza di un carattere d’emergenza o urgenza.
E cosa accadrebbe se anche i pronto soccorso non fossero più in grado di offrire una risposta adeguata alle richieste di assistenza dei cittadini? Sull’eventualità s’interroga, ormai da anni, la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu): “Di qui a poco – sottolineano gli esponenti Simeu  – l’assistenza specialistica in urgenza potrebbe scomparire”.

Presto un solo specialista ogni 125mila abitanti

A supportare il timore dei medici di emergenza-urgenza ci sono i recenti dati sugli ingressi nelle Scuole di specializzazione: sono oltre 6mila le borse andate perdute e il 76% dei posti di specialità per la Medicina d’emergenza-urgenza resteranno non assegnati.  Ma non è tutto: “Si è verificato un peggioramento del 15% rispetto ai bandi del 2022 che – aggiunge la Simeu -, sommato al rischio di abbandono storicamente registrato durante gli anni di specializzazione calcolato attorno al 20%, significa che nei prossimi 5 anni si avrà un solo specialista in medicina di emergenza-urgenza ogni 125mila abitanti. Il rischio vero – ammoniscono gli specialisti – è la scomparsa dell’assistenza specialistica in urgenza, garanzia insostituibile per la sopravvivenza stessa dei cittadini”.

Il peggio deve ancora venire

Ad analizzare i complessi scenari che caratterizzano i Pronto soccorso e il 118 del nostro Paese saranno i primari di Medicina d’emergenza-urgenza italiani, ospedalieri e universitari dell’Accademia dei direttori Simeu, in una due giorni a Roma, in programma per il 16 e il 17 novembre. Secondo i vertici della Simeu, “chi pensava che la pandemia Covid-19 segnasse il momento di massima difficoltà del Ssn purtroppo si sbagliava: dal mondo dell’emergenza urgenza risulta infatti che il momento di peggiore crisi è invece proprio quello in corso. La situazione – continuano  – si correggerà solo con un deciso intervento che riveda ruolo e organizzazione del sistema extra-intra ospedaliero nella direzione della peculiarità e soprattutto delle ambizioni professionali dei giovani specialisti, a partire dalle motivazioni che generano questo dato”.

Migliaia di borse di studio perse

Per invertire la rotta è necessario che la medicina dell’emergenza-urgenza riconquisti la sua attrattività: “Un sistema che continua a impiegare in Pronto soccorso medici di varia provenienza, ma si priva del prezioso apporto di specializzandi degli ultimi anni di corso –  sostengono i medici Simeu – rivela una stortura inaccettabile per la salute stessa dei cittadini, per la gestione economica della sanità, per la dignità di chi sceglie la professione”. A rincarare la dose ci sono i dati legati alle altre specialità mediche: il rischio di un Ssn ingestibile è reale.  In Chirurgia generale il 56% delle borse di studio non sono state assegnate, il 53% in Anestesia e Rianimazione, il 46% in Medicina interna, il 72% in Anatomia patologica.

Servono più soldi

“Senza un deciso intervento strutturale ci chiediamo chi, nei prossimi anni, manterrà in vita gli ospedali per acuti?”, chiede il past president Simeu, Salvatore Manca. Secondo Andrea Fabbri, che dirige l’Osservatorio nazionale Simeu, “gli investimenti annunciati non saranno incisivi, se non accompagnano progetti di riforma che possono cambiare la visione del futuro”. Ed è per questo che la Simeu chiede alla politica “segnali incisivi e coraggiosi”, tra i quali: riforme di contesto che permettano giusta dignità ai professionisti della salute, riforma delle Scuole di specializzazione che offra orizzonti dignitosi e attrattivi ai nuovi medici, azioni chiare e decise sul contenzioso medico-legale, riconoscimento delle nuove competenze degli infermieri e la riforma dell’intero sistema dell’emergenza-urgenza. Obiettivi per i quali l’Accademia dei direttori Simeu, oltre alla denuncia, è pronta ad offrire “un contributo fattivo nella direzione delle possibili soluzioni”.

 

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