Salute 23 Gennaio 2023 13:26

Fratelli o nemici? Se il conflitto è in agguato prevenire è l’unica strada

L’esperta di perinatalità Antonella Sagone (Ordine Psicologi Lazio): “Intervenire con la psicoterapia è necessario per ripristinare equilibri familiari. Il figlio preferito? Non esiste”
Fratelli o nemici? Se il conflitto è in agguato prevenire è l’unica strada

Spare – Il minore, libro autobiografico del principe Harry pubblicato nei giorni scorsi, ha suscitato scalpore e diviso l’opinione pubblica in due fazioni: tra chi ritiene il racconto eccessivamente vittimistico e ammantato di un’ipocrisia che puzza di di operazione mediatica, e chi invece ha sposato la sua causa, appoggiando la decisione di affrancarsi da una famiglia (che nel libro viene descritta come un covo di serpi) rea di averlo costantemente bistrattato e costretto all’ombra del fratello maggiore William, l’erede designato nonché primo artefice della sua infelicità. Non è certo il primo caso al mondo in cui volano stracci tra fratelli: se di vere e proprie lotte fratricide la storia e la letteratura sono piene, da Caino e Abele a Romolo e Remo, famosi sono anche in epoca attuale i rapporti conflittuali (sicuramente non sanguinosi ma pur sempre complicati) tra i fratelli Gallagher della band inglese Oasis, tra il regista Gabriele Muccino e il suo fratello attore Silvio, e sempre per restare nell’ambito della famiglia reale inglese, tra la regina Elisabetta II e sua sorella, la principessa Margaret, solo per citarne alcuni. Ma se agli onori della cronaca balzano le vicende di personaggi celebri, la dinamica è comune anche all’interno delle famiglie ordinarie. E allora, come evitare che gelosie, dissapori e fraintendimenti si trasformino in una guerra aperta? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Antonella Sagone, psicologa e autrice, componente del Gruppo di Lavoro sulla Psicologia e Salute Perinatale dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Dottoressa, tra fratelli maggiori e fratelli minori certi equilibri si delineano già in tenerissima età…

«Dobbiamo innanzitutto discernere le situazioni in cui esiste un problema e quelle, fortunatamente la maggioranza, in cui si è solo dinanzi ad una fase della vita con un cambiamento importante che prevede un momento di squilibrio e di successivo assestamento nel sistema di relazioni della famiglia. Parlo della nascita di un fratello minore, che inevitabilmente modifica un assetto preesistente».

Quali dinamiche si innescano più frequentemente?

«Gelosia del fratello maggiore verso il nuovo nato, crisi di insicurezza, fenomeni di regressione, aumento dello stress e maggiore vulnerabilità emotiva. Tutti fenomeni assolutamente normali, ma un ruolo importante è giocato anche dall’età: in generale, tanto maggiore sarà la distanza anagrafica tra i fratelli, tanto più il maggiore tenderà ad accusare meno il colpo e a manifestare un atteggiamento più protettivo e particolarmente disponibile e responsabile. In questo caso compito dei genitori, però, è non caricarlo eccessivamente di aspettative. Nei primogeniti al di sotto dei tre anni, invece, probabilmente si noterà un improvviso aumento del bisogno di accudimento. Quando si rimodellano gli equilibri familiari, i figli hanno bisogno in primis di sentire che la connessione con i genitori non viene persa».

Alcune persone soffrono, anche nell’età adulta, di non essere stati il figlio preferito ma, come nel caso di Harry, “l’altro, il pezzo di ricambio”. Ma esistono davvero i figli prediletti?

«Intanto, ogni genitore deve far suo il concetto che i sentimenti e le emozioni provate sono sempre legittime. Detto ciò, può accadere che un genitore trovi più facile relazionarsi ad un figlio piuttosto che a un altro, per maggiori affinità caratteriali. Questo non incide sul sentimento di amore, ma semplicemente sulla necessità di impegnarsi maggiormente per trovare quella connessione con un figlio, che magari con un altro figlio è immediata. L’elemento cruciale è che ogni bambino ha diritto di essere accolto ed amato in modo incondizionato, esattamente per quello che è, attraverso la tenerezza, la connessione, il calore, il gioco. Se il bambino non è appagato esprimerà questa emozione con una serie di comportamenti che sarà compito del genitore stabilire quali siano accettabili e quali no».

Insomma, prevenire è meglio che curare…

«Prevenire è l’unica strada. È fondamentale non lasciare incancrenire situazioni di fraintendimento che possono sfociare in veri e propri disagi nell’età adolescenzioale e adulta. Per questo, in situazioni complesse, il ruolo dello psicologo diventa molto importante, per ritrovare equilibrio, connessione ed una comunicazione efficace tra i membri della famiglia, prima che sia troppo tardi».

 

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