Pubblicato il nuovo Report dell'Oms Europa: il 28,6% delle donne e ragazze dai 15 anni in su subirà violenza fisica e/o sessuale nel corso della vita
Ci sono numeri che non si possono ignorare. Sono i numeri messi in luce dal nuovo rapporto dell’OMS Europa “Care, courage, change: health sector leadership in ending violence against women and girls”, presentato a Madrid, che mette in fila una verità dura: di fronte alla violenza contro donne e ragazze, i sistemi sanitari europei non stanno offrendo ciò che dovrebbero. E troppo spesso le stanno lasciando sole. È una fotografia che pesa: 28,6% delle donne e ragazze dai 15 anni in su subirà violenza fisica e/o sessuale nel corso della vita. Una donna su tre. Eppure, in Europa, nemmeno un Paese su due garantisce i servizi minimi essenziali raccomandati dall’OMS per rispondere tempestivamente ai bisogni sanitari e psicologici delle vittime.
Una crisi di salute pubblica che la sanità non intercetta
“La violenza contro donne e ragazze è a livelli di crisi. E i nostri sistemi sanitari stanno abbandonando le vittime nel momento di maggiore vulnerabilità”, denuncia senza mezzi termini il direttore OMS Europa, Hans Kluge. E gli fa eco un dato che da solo basterebbe a rendere evidente la gravità della situazione: la sanità delude una vittima su tre, lasciandola priva di cure salvavita e tempo-sensibili.
Il nuovo rapporto mostra infatti che, su 53 Stati membri:
Un quadro insufficiente per rispondere a una delle emergenze sanitarie più pervasive e trasversali.
La ferita nascosta: l’obbligo di denuncia senza consenso
A pesare ulteriormente è un altro dato: quasi un terzo dei Paesi europei (32%) impone agli operatori sanitari di denunciare i casi di violenza domestica o del partner anche senza il consenso della vittima adulta. Una misura che l’OMS condanna con fermezza perché viola autonomia e riservatezza e può scoraggiare le donne dal chiedere aiuto. “Pratiche del genere – ribadisce il rapporto – mettono a rischio la sicurezza delle vittime e minano la fiducia nel sistema sanitario”.
Tra speranze e passi avanti: la formazione degli operatori sanitari
In questo panorama difficile, arriva anche qualche segnale di progresso: il 75% dei Paesi ha introdotto politiche per la formazione degli operatori sanitari sulla violenza contro le donne e le ragazze; il 68% prevede un supporto di prima linea, un primo livello di assistenza empatica e non giudicante. “Ma – avverte l’OMS – tutto questo rischia di essere annullato dalla mancanza di risorse cliniche e dalla scarsa volontà politica di rendere obbligatorio l’intero pacchetto di servizi essenziali”.
La voce delle sopravvissute
La testimonianza più intensa arriva da chi ha attraversato la violenza e oggi lavora per cambiare il sistema. Melanie Hyde, autrice del rapporto e responsabile tecnica OMS per genere, uguaglianza e diritti umani, lo dice con la forza di chi ha vissuto entrambe le parti: “Ogni parte del sistema sanitario deve rispondere con compassione e competenza. Anche solo sentirsi dire da un operatore ‘Ti credo e sono qui per aiutarti’ può fare molto nel processo di guarigione”. E dal Regno Unito, una sopravvissuta presente alla presentazione del report aggiunge: “Ho il diritto di essere al centro della risposta sanitaria. Il diritto di essere ascoltata, rispettata, non giudicata. Il diritto a un sistema che non mi danneggi nel momento in cui chiedo aiuto.”
Spagna: un modello possibile
Ospite dell’evento, la ministra della Salute spagnola Mónica García ha spiegato come la Spagna stia trasformando la risposta sanitaria alla violenza di genere: screening sistematici in medicina generale, formazione specialistica, coordinamento tra servizi sanitari, giudiziari e sociali. “È nelle cure primarie che molte donne entrano in contatto per la prima volta con il sistema. Lì dobbiamo essere pronti a riconoscere, ascoltare e proteggere”, ha detto la ministra.
Tre azioni urgenti che l’OMS chiede all’Europa
Il rapporto si chiude con un appello senza ambiguità. I Paesi europei devono: Rendere obbligatorio l’intero pacchetto di cure essenziali, in particolare i servizi post-stupro e l’accesso all’aborto sicuro. Eliminare le politiche che ostacolano l’assistenza, a partire dall’obbligo di denuncia senza consenso. Investire risorse concrete per garantire ovunque una risposta sanitaria completa e tempestiva. “Non possiamo più essere spettatori della crisi sanitaria causata dalla violenza di genere”, conclude Kluge. “Abbiamo le conoscenze. Ora serve il coraggio. Il settore sanitario deve diventare il primo soccorritore che ogni sopravvissuta merita”.
Perché questo report riguarda tutti noi
La violenza contro le donne non è un fatto privato: è una crisi di salute pubblica che attraversa le società e interroga la tenuta dei sistemi sanitari. L’OMS lo dice chiaramente: servono azioni, non dichiarazioni. C’è un’urgenza che non può più essere rimandata: costruire percorsi di cura realmente accessibili, formare gli operatori, garantire sicurezza, protezione e dignità. Perché quando una donna trova il coraggio di chiedere aiuto, la sanità deve essere lì. Pronta. Competente. Senza esitazioni.
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