Prevenzione 24 Novembre 2025 16:48

Tumori, allarme prostata. Mirone: “Il Psa da solo non basta, serve educare i giovani alla prevenzione”

Aderenza maschile ancora troppo bassa. L’urologo: “Gli uomini hanno paura di scoprirsi fragili. È tempo di un cambio culturale”

di I.F.
Tumori, allarme prostata. Mirone: “Il Psa da solo non basta, serve educare i giovani alla prevenzione”

In occasione del Movember, il mese internazionale dedicato alla salute maschile, la Fondazione Pro – Prevenzione e ricerca in oncologia – rilancia un appello che suona come un vero SOS: gli uomini italiani continuano a trascurare la prevenzione urologica. “Per ogni uomo che fa prevenzione, 30 donne lo fanno regolarmente” spiega Vincenzo Mirone, urologo, presidente della Fondazione Pro e responsabile dell’Ufficio pazienti della Società italiana di urologia. Una disparità che non è solo statistica, ma culturale. “Il maschio non fa prevenzione per paura di scoprirsi ‘sesso debole’ – denuncia –. In Italia solo il 23% della popolazione si definisce realmente proattiva verso la prevenzione. Serve un cambio culturale”.

Prostata, il tumore più frequente: diagnosi precoce salva la vita

Il tumore alla prostata è oggi la neoplasia più comune tra gli uomini: 40.192 nuovi casi stimati nel 2024 e una sopravvivenza a 5 anni del 92% grazie alla diagnosi precoce. Nel nostro Paese convivono con questa diagnosi circa 485 mila uomini, mentre a livello globale i casi sono destinati a raddoppiare entro il 2040. Per Mirone, la strada è chiara: “Il percorso corretto di prevenzione prevede visita urologica, dosaggio di Psa e testosterone, ecografia prostatica transrettale, fino alla risonanza multiparametrica e alla biopsia quando indicato”.

Il grande equivoco sul Psa: “Non è un marcatore tumorale”

Troppo spesso il Psa viene interpretato come sinonimo di diagnosi precoce. Ma è una scorciatoia pericolosa. “Il dosaggio del Psa, da solo, non basta a fare diagnosi di tumore alla prostata” puntualizza Mirone. “Il Psa è una proteina prodotta normalmente dalla ghiandola e può aumentare per infiammazioni o ipertrofia prostatica benigna. È un indicatore dell’attività dell’organo, non un marcatore tumorale”.

Familiarità: un fattore di rischio spesso ignorato

Il rischio familiare è uno snodo centrale nella prevenzione. “Chi ha un fratello con tumore alla prostata – ricorda l’urologo – ha un rischio del 30% di ammalarsi entro i 75 anni, contro il 13% della popolazione generale. Con due parenti di primo grado si sale al 48%”. na familiarità che dialoga con quella del tumore della mammella, dati i geni coinvolti come BRCA1 e BRCA2. In presenza di questi fattori, i controlli devono iniziare già a 45 anni.

Patologie urologiche: riconoscere i segnali e non ignorarli

Le neoplasie prostatiche sono silenziose, prive di sintomi: da qui l’importanza della prevenzione. Diverso il discorso per prostatiti e ipertrofia prostatica benigna, che si presentano con disturbi urinari, dolore pelvico o nicturia. Anche in questi casi, sottolinea Mirone, “informazione ed educazione sono fondamentali”.

Focus giovani: il tumore del testicolo e il valore dell’autopalpazione

Tra i 15 e i 50 anni il tumore più frequente è quello del testicolo: in Italia si contano tra 1.000 e 1.500 nuovi casi ogni anno. “L’autopalpazione è un gesto semplice e fondamentale – ribadisce Mirone –. La sopravvivenza è del 95% e, se diagnosticato in tempo, la guarigione sfiora il 99%. Dobbiamo educare i ragazzi a prendersi cura di sé e coinvolgere le famiglie: non si può lasciare la salute nelle mani del ‘dottor Google’”.

Una salute maschile davvero olistica

“Mente e corpo non sono separati” ricorda Mirone, richiamando la visione dell’Oms. “Una mente sana riduce lo stress e rafforza la risposta immunitaria, mentre un corpo in salute sostiene l’equilibrio psicologico. Parlare di prevenzione maschile significa occuparsi di entrambe le dimensioni”.

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