Advocacy e Associazioni 25 Gennaio 2024 12:41

Tumore al seno, test genomici fondamentali per 13mila donne ogni anno

I test sarebbero particolarmente utili nei casi di tumori precoci positivi per i recettori ormonali ed HER2 negativi a rischio intermedio di recidiva o metastasi. Due anni fa, il ministero della Salute ha stabilito le modalità di utilizzo del fondo per i test genomici per il carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce
di I.F.
Tumore al seno, test genomici fondamentali per 13mila donne ogni anno

Ogni anno, in Italia, sono 13mila le donne con tumore al seno che potrebbero trarre beneficio dall’esecuzione dei test genomici, cioè esami che indagano le caratteristiche molecolari del tumore e che sono ormai fondamentali per la selezione delle cure. È quanto emerge da un documento presentato in occasione del convegno nazionale ‘Next perspectives. Dalla costellazione dei sistemi sanitari regionali  ad un nuovo scenario di applicazione dei test genomici in Italia’, nei giorni scorsi a Roma.

Test genomici, chi deve farli

I test sarebbero particolarmente utili nei casi di tumori precoci positivi per i recettori ormonali ed HER2 negativi a rischio intermedio di recidiva o metastasi: “Tutte le evidenze scientifiche hanno sottolineato come i test genomici siano in grado di identificare, con maggiore precisione, le donne che davvero possono usufruire della chemioterapia e quelle invece per le quali i benefici sono assenti” –  spiega il responsabile scientifico dell’evento di Roma Francesco Cognetti, presidente della ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce), tra i promotori della giornata.

Il fondo per i test genomici

Due anni fa, il ministero della Salute ha stabilito le modalità di utilizzo del fondo per i test genomici per il carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce. “È stato un provvedimento a lungo atteso e che faceva seguito allo stanziamento di 20 milioni di euro per l’acquisto degli esami deciso mesi prima dal Parlamento – ricorda Cognetti -. Il provvedimento indicava, tra le altre cose, anche le categorie di donne a basso o alto rischio e i cosiddetti casi incerti”. Intanto la diffusione dei test è crescita, “ma questo non avviene ancora regolarmente nel nostro Paese. Registriamo a volte una sottovalutazione, da parte di alcuni specialisti, dei vantaggi indotti dai test – precisa Alessandra Fabi, consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) – È chiaro che dobbiamo promuoverli maggiormente con attività educazionali mirate ed aumentarne così  l’utilizzo”, conclude.

 

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