Salute 15 Dicembre 2025 15:56

Tumore del polmone: studio rivela che in chirurgia “meno non è sempre meglio”

Cambia il paradigma della chirurgia nei casi di tumore del polmone in fase iniziale, quello secondo cui "meno è sempre meglio". Si sancisce così il ritorno alla lobectomia come prima opzione per i casi di tumore al pomone

di Valentina Arcovio
Tumore del polmone: studio rivela che in chirurgia “meno non è sempre meglio”

Cambia il paradigma della chirurgia nei casi di tumore del polmone in fase iniziale, quello secondo cui “meno è sempre meglio”. Al congresso AME Conference on Precision Diagnosis and Treatment of Thoracic Tumor, appena concluso allo Shanghai East Hospital in Giappone, il chirurgo toracico Hisao Asamura, ha ribaltato l’ipotesi della superiorità della segmentectomia (una tecnica chirurgica mini-invasiva che asporta solo il segmento polmonare che contiene il tumore) rispetto alla lobectomia (la rimozione di un lobo polmonare), fino ad ora prevalente nel dibattito internazionale. “Non utilizzate la segmentectomia per la resezione radicale del tumore del polmone”, dichiara Asamura.

Con intervento mini-invasivo il tasso di recidive è più alto

Lo stesso scienziato è uno dei protagonisti dello studio JCOG0802/WJOG4607L, pubblicato su The Lancet nel 2022, che aveva mostrato una superiorità della segmentectomia in termini di sopravvivenza globale a 5 anni. Oggi tuttavia la sua dichiarazione impone una riflessione metodologica attenta su quanto emerso nei dieci anni di osservazione successivi alla pubblicazione iniziale. L’aggiornamento decennale conferma nel braccio segmentectomia un lieve vantaggio assoluto di sopravvivenza (ma non più statisticamente significativo), mentre evidenzia in modo costante un tasso di recidiva locale più che doppio (11.2% vs 5,8%).

I problemi tecnici e metodologici della tecnica mini-invasiva

“Questi dati sollevano interrogativi metodologici sostanziali, già messi in luce in modo critico da una parte della comunità internazionale, in particolare dal nostro gruppo IEO”, commenta Lorenzo Spaggiari, direttore del Programma Polmone dell’Istituto Europeo di Oncologia. “Studi di realtà clinica (Journal of Clinical Medicine, 2025) avevano infatti mostrato che la recidiva locale dopo segmentectomia robotica risultava più frequente rispetto alla lobectomia, pur a fronte di sopravvivenze sovrapponibili. In un nostro precedente editoriale (Cancer, 2023) – continua – avevamo richiamato l’attenzione su alcuni problemi tecnici e metodologici: l’eterogeneità strutturale delle segmentectomie, l’assenza di stratificazione per complessità tecnica nei trial, la variabilità interoperatoria nella definizione dei margini e del piano intersegmentale ed il ruolo imprescindibile della dissezione linfonodale sistematica per garantire una corretta selezione dei pazienti e l’accesso appropriato a eventuali terapie adiuvanti”.

La lobectomia ritorna come prima opzione chirurgica

Alla luce di queste considerazioni, la frase pronunciata da Asamura va interpretata non tanto come una ritrattazione, quanto come una sollecitazione a una revisione critica e metodologicamente rigorosa. La conferma decennale dell’aumento delle recidive locali pone infatti un limite evidente a un’applicazione estesa e indiscriminata della segmentectomia, soprattutto in assenza di criteri selettivi più raffinati o di una standardizzazione tecnica ancora mancante. “In conclusione, meno non è sempre meglio nella chirurgia per il tumore del polmone“, evidenzia Spaggiari. “I nuovi dati sanciscono la fine della segmentectomia indiscriminata come gold standard ed il ritorno della lobectomia come prima opzione chirurgica per il tumore del polmone. Inoltre, impongono la transizione verso un modello di selezione chirurgica più sofisticato e multidimensionale, fondato sull’integrazione di parametri anatomici, radiologici, biologici e funzionali, e verso una chirurgia che non comprometta il controllo oncologico”, conclude.

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