Uno studio italiano ha individuato una firma molecolare del tumore della prostata: 18 geni che permettono di distinguere precocemente i tumori prostatici a basso rischio da quelli aggressivi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications
Identificata una firma molecolare del tumore della prostata: sono 18 geni che permettono di distinguere precocemente i tumori prostatici a basso rischio da quelli aggressivi. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è stata condotta in Italia da ricercatori e ricercatrici del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare e dell’Istituto di Oncologia Molecolare di Fondazione AIRC. Il tumore della prostata rappresenta la seconda neoplasia più comune tra gli uomini a livello mondiale e la più diffusa nei paesi occidentali, in Italia si registrano oltre 36.000 nuovi casi annualmente, soprattutto sopra i 65 anni d’età.
Informazioni preziose sull’evoluzione del tumore
Circa il 20% dei casi di tumore alla prostata evolve verso forme metastatiche e letali ma distinguere tra le due categorie di pazienti è ancora oggi molto difficile e poco preciso, portando spesso al sovra-trattamento di pazienti con forme che poi si rivelano silenti ma con un impatto negativo sulla qualità di vita. Analizzando ora l’organizzazione 3D del Dna dei tumori, in particolare della cromatina, i ricercatori italiani sono riusciti a individuare una sorta di firma molecolare, dovuta alla combinazione di 18 geni, capace di fornire informazioni preziose sulla possibile evoluzione del tumore.
Aperta la strada a terapie “su misura”
“Questi risultati aprono prospettive concrete per la medicina di precisione nel tumore prostatico”, hanno detto i due coordinatori del lavoro, Chiara Lanzuolo, del Cnr e Ingm, e Francesco Ferrari, Ifom e Cnr. “Se validata in ulteriori studi preclinici e clinici con i pazienti – hanno aggiunto – la firma molecolare identificata potrebbe essere implementata nella pratica clinica“. Una scoperta che potrebbe aiutare a distinguere già alla diagnosi i tumori a basso rischio da quelli destinati a progredire, guidando decisioni terapeutiche sempre più precise e mirate e riducendo il rischio di sovra-trattamento.
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