Per la prima volta in Italia, gli organi di donatori con infezione attiva da epatite C potranno essere trapiantati anche in pazienti non infetti. La svolta arriva grazie alla decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che ha approvato le indicazioni elaborate dal Centro nazionale trapianti (CNT) in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità. I nuovi protocolli prevedono l’utilizzo immediato dei farmaci antivirali ad azione diretta, con costi totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale. Fino a oggi, l’impiego di organi da donatori con HCV attivo era limitato a riceventi già affetti da epatite cronica, con una media di 60-70 trapianti l’anno. Ora, grazie a questa estensione d’uso, sarà possibile avviare tempestivamente la terapia antivirale in tutti i riceventi che dovessero risultare positivi subito dopo l’intervento. Il CNT stima un incremento di circa 150 trapianti all’anno, pari a un +4,4% rispetto al totale nazionale.
“Questo risultato è molto importante – sottolinea Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità – e dimostra come la ricerca e l’innovazione possano essere una ‘gamba aggiuntiva’, che si affianca alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema delle donazioni, per salvare sempre più vite grazie ai trapianti sempre mantenendo gli altissimi standard di sicurezza che caratterizzano il sistema italiano”. Un punto ribadito anche da Giuseppe Feltrin, direttore del CNT: “Questo traguardo arriva alla fine di un lungo e complesso percorso, reso possibile dalla collaborazione fattiva tra il CNT e l’AIFA, favorita dal prezioso contributo dell’Istituto superiore di sanità, che ringrazio. Per un ricevente negativo, la possibilità di contrarre l’HCV con un trapianto da un donatore con infezione attiva è estremamente elevata, ma l’efficacia dei farmaci antivirali ad azione diretta nel curare l’infezione è stimata al 98-99%. L’utilizzo precoce delle terapie consentirà di aumentare il numero dei trapianti continuando a garantire la massima sicurezza e qualità degli interventi, a beneficio degli oltre 8mila pazienti attualmente in lista d’attesa”.
L’approvazione da parte di AIFA rappresenta, come evidenzia il presidente Robert Nisticò, un passo cruciale: “Si tratta di una novità molto importante, perché rende possibili nuove strategie di cura e impatta positivamente sia sulla tutela della salute pubblica sia sulla sostenibilità del sistema. La conseguenza diretta dell’approvazione dell’estensione d’uso è infatti costituita dalle concrete possibilità di ridurre i tempi di attesa, migliorare la salute di molti pazienti e salvare più vite, garantendo sempre qualità, sicurezza ed efficacia delle terapie”.
Le nuove indicazioni sono il risultato di un lavoro condiviso tra esperti del CNT, dell’Istituto superiore di sanità, dell’AIFA e delle principali realtà cliniche e accademiche italiane. Un passo in avanti che unisce ricerca, innovazione e collaborazione istituzionale per dare risposte concrete a chi è in lista d’attesa. Come conclude Feltrin, “ogni trapianto in più rappresenta una speranza in più: questo protocollo permette di trasformare ciò che fino a ieri era un limite in una nuova opportunità di vita”.
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