Il Report fotografa un Paese che resiste alle crisi, ma che nel campo della salute mostra segnali di forte affaticamento: aggressioni crescenti agli operatori, carenze strutturali nel SSN e nuove fragilità
La capacità di adattamento dei cittadini compensa, almeno in parte, le mancanze strutturali del Sistema Sanitario Nazionale. Tuttavia, più di tre italiani su quattro temono che, se diventassero non autosufficienti, non troverebbero un’assistenza pubblica adeguata. È un sentimento che attraversa tutte le generazioni, amplificato dalla paura di rimanere soli di fronte alla malattia e all’invecchiamento. Il 59° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese rivela, così, fragilità e punti di forza degli italiani che, pur resistendo alla crisi, riportano i segni di un affaticamento ormai cronico. Il Censis sottolinea che il presente non può limitarsi a essere vissuto. Deve essere irrigato. In sanità, significa ricostruire fiducia, rafforzare reti territoriali, investire nella risposta pubblica e riportare il diritto alla cura al centro del patto sociale. Il Report restituisce, dunque, un’analisi puntuale della società, compresi tutti gli aspetti che riguardano la salute e la sanità: dalle aggressioni al personale sanitario, alla paura della non autosufficienza, fino alla fragilità dei caregiver ed alle trasformazioni socio-demografiche in atto.
Aggressioni: il lavoro di cura sotto attacco
Il Rapporto mette in evidenza come lavorare nel Servizio sanitario nazionale sia sempre più difficile. Nell’ultimo anno si sono registrate 22.049 aggressioni ai danni dei professionisti sanitari. Un medico su quattro ha subito minacce, alcuni sono stati vittime anche di violenza fisica. Chi dovrebbe essere tutelato per tutelare gli altri è sempre più esposto. Il 41,2% dei medici non si sente sicuro mentre lavora e quasi uno su cinque teme i turni notturni. A questo si sommano condizioni organizzative gravose: il 66% non ha tempo per dialogare con pazienti e familiari, il 65,9% opera in strutture con gravi carenze di personale e metà degli operatori utilizza attrezzature obsolete. La fatica del sistema ricade così direttamente su chi indossa il camice. Secondo il Censis, questa frattura rischia di trasformare i professionisti in capri espiatori delle inefficienze, con conseguenze evidenti sul benessere degli operatori e sulla qualità della relazione terapeutica.
La paura di non farcela: cittadini più soli davanti alla malattia
Il timore di non avere protezione sanitaria non riguarda solo gli operatori. Il Censis rileva un’ansia diffusa tra i cittadini: il 78,5% teme che il sistema non sarebbe in grado di assisterli in caso di non autosufficienza. Lo stesso timore emerge di fronte a emergenze climatiche o eventi estremi, con più di sette italiani su dieci che considerano gli aiuti pubblici insufficienti. Eppure, questa consapevolezza difficilmente si traduce in azioni concrete. Solo metà degli italiani si dichiara disposta a destinare una quota mensile per tutelarsi, anche se nel concreto lo ha fatto sono un cittadino su tre.
Caregiver: l’altra faccia della fragilità
Il rapporto dedica attenzione anche ai caregiver familiari, oggi stimati in 7 milioni in Italia, che si prendono cura dei familiari non autosufficienti. Il loro benessere psicofisico è fortemente compromesso: il 23,8% riferisce sintomi depressivi moderati, il 13,6% sintomi moderatamente severi e il 7,3% sintomi gravi, con un impatto più marcato tra le donne. Solo il 30,4% dichiara di godere di buona salute e appena il 6,1% di una salute molto buona. La conciliazione tra cura e lavoro è limitata: solo il 14,2% ha beneficiato di orari flessibili e il 14,1% ha modificato il proprio orario di lavoro. Periodi prolungati di assenza dal lavoro hanno riguardato appena il 10,1% dei caregiver, contro il 9,7% della media europea. Sono dati che evidenziano come il sistema non supporti adeguatamente chi quotidianamente sostiene il Ssn dall’interno delle famiglie, rendendo urgente una politica che integri caregiver, lavoro e welfare.
La grande trasformazione demografica: più anziani, più bisogni, meno risorse
L’Italia continua a invecchiare rapidamente. Gli over 65 rappresentano il 24,7% della popolazione, pari a 14,6 milioni di persone. Nel 2045 raggiungeranno i 19 milioni, il 34,1%. L’aspettativa di vita è salita a 85,5 anni per le donne e 81,4 per gli uomini, con un incremento di circa cinque mesi in un anno. I centenari sono oggi 23.548, rispetto ai 594 del 1960 e ai 4.765 del 2000. Il Censis osserva una nuova generazione di anziani che vive come “eterno adulto”: attivi, consapevoli e determinati a prolungare l’esistenza sfuggendo alle malattie, custodendo e trasmettendo risorse che le generazioni future non avranno. Questa longevità amplifica il carico di cure continuative, prevenzione e assistenza territoriale, rendendo la sostenibilità del welfare una sfida urgente e centrale per la sanità.
Intimità, educazione e salute: i nuovi codici della sessualità
Il rapporto affronta anche la sessualità come indicatore di salute e benessere. La vita sessuale è attiva nella maggioranza delle donne tra i 18 e i 60 anni e sempre più orientata al piacere consapevole. Persistono però credenze errate su fertilità, contraccezione e protezione dalle infezioni, segnalando una lacuna educativa significativa. Il Censis evidenzia inoltre un cambiamento culturale: quasi l’80% delle donne fa il primo passo nelle relazioni, e oltre il 60% considera antiquati gli stereotipi di genere che rappresentano l’uomo come cacciatore e la donna come preda. Questa evoluzione riflette la richiesta di autonomia e informazione nel campo della salute sessuale e riproduttiva.
La sanità nel presente: resistere non basta più
Il 59° Rapporto Censis mostra un’Italia che resiste, si adatta e metabolizza fragilità. Ma nel campo della salute, questa resilienza non basta. Sicurezza degli operatori, protezione dei cittadini più vulnerabili, sostegno ai caregiver e sostenibilità del welfare sotto pressione richiedono una progettualità collettiva e immediata. Non si tratta di fuggire nel futuro, ammonisce il Censis, ma di affrontare con responsabilità il presente. Solo guardando con serietà il punto in cui si incontrano fragilità e cura sarà possibile costruire un sistema sanitario in grado di reggere le sfide di un Paese che invecchia, si affida alla famiglia e cerca protezione.
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