Salute 20 Marzo 2024 10:59

Tumore ai polmoni, identificato il tallone d’Achille del cancro: se bersagliato efficacemente potrebbe migliorare l’esito dei trattamenti

Il punto debole di questa tipologia di cancro è l’Egfr, il recettore per il fattore di crescita dell'epidermide. Ad identificarlo un team di scienziati del Regno Unito. Lo studio è stato pubblicato su 'Nature Communication'
di I.F.
Tumore ai polmoni, identificato il tallone d’Achille del cancro: se bersagliato efficacemente potrebbe migliorare l’esito dei trattamenti

Il tumore ai polmoni potrebbe avere un tallone d’Achille che se efficacemente bersagliato potrebbe migliorare l’efficacia dei trattamenti. Ad identificare il punto debole di questa tipologia di cancro è stato un team di scienziati del Regno Unito: si tratta dell’Egfr, il recettore per il fattore di crescita dell’epidermide, una proteina con un ruolo di ‘quadro’ nell’organigramma del cancro. Questo recettore si trova sulla superficie cellulare e riceve segnali molecolari che dicono alla cellula di crescere e dividersi. Insomma, una funzione di raccordo preziosa per la malattia. In alcuni tipi di cancro, infatti, l’Egfr mutato stimola la crescita incontrollata, provocando tumori.

Utilizzate tecniche  avanzate di laser imaging

Lo studio, condotto dalla Central Laser Facility (Clf) del Science and Technology Facilities Council (Stfc) britannico, è stato pubblicato su ‘Nature Communication‘ e ha utilizzato tecniche avanzate di laser imaging per identificare i dettagli strutturali della proteina mutata, che l’aiutano a eludere i farmaci. E infatti ci sono vari trattamenti anticancro che bloccano e inibiscono l’Egfr mutante con l’obiettivo di prevenire la formazione tumorale, ma sono limitati perché alla fine le cellule cancerose sviluppano comunemente ulteriori mutazioni dell’Egfr resistenti al trattamento. La ricerca, evidenziano gli autori, pone le basi per ulteriori studi futuri con l’obiettivo di sviluppare terapie antitumorali di più lunga durata. Finora, non era stato compreso esattamente come le mutazioni dell’Egfr resistenti ai farmaci determinassero la crescita del tumore, ostacolando la nostra capacità di sviluppare trattamenti mirati.

Egfr: la mutazione resistente ai farmaci che fa crescere il cancro

Gli scienziati sono andati a fondo, partendo dalle immagini ad alta risoluzione di una mutazione Egfr resistente ai farmaci nota per contribuire alla crescita del cancro ai polmoni. Per ottenere queste immagini è stata sviluppata una tecnica super avanzata ad hoc, nome in codice ‘FLImP’. L’analisi ha rivelato dettagli strutturali piccoli fino a due nanometri e ha mostrato per la prima volta con precisione da record come interagiscono le molecole nella mutazione Egfr resistente. Ulteriori analisi di un gruppo dell’Università di Ginevra (Unige) hanno utilizzato simulazioni computerizzate avanzate che, combinate con l’analisi Flimp, sono state in grado di fornire ulteriori dettagli. Confrontando l’Egfr mutato e quello sano gli scienziati hanno identificato le interfacce tra le molecole che interagivano nella mutazione resistente.”La scoperta è il culmine di anni di ricerca e sviluppo tecnologico. Se questa interfaccia si rivelasse un bersaglio terapeutico efficace, potrebbe fornire un approccio completamente nuovo allo sviluppo farmaceutico tanto necessario”, commenta Marisa Martin-Fernandez, leader dell’Octopus Group del Clf, che ha condotto lo studio.

Il potere e la precisione dell’imaging

La ricerca dimostra anche “il potere dell’imaging per comprendere meglio il funzionamento interno del cancro”, fa notare Gilbert Fruhwirth, leader del gruppo Imaging Therapies and Cancer del King’s College di Londra che ha convalidato i risultati sugli animali. Ora i ricercatori sperano che queste interfacce possano fungere da potenziali bersagli per nuove terapie in grado di superare la resistenza acquisita dalle mutazioni dell’Egfr. “Questa svolta è stata resa possibile da una combinazione di simulazioni all’avanguardia e tecniche sperimentali che ora possono ‘visualizzare'” le dinamiche del tumore “con un dettaglio senza precedenti”, osserva Francesco Luigi Gervasio (Unige). La risoluzione del microscopio è stata spinta “oltre i limiti dell’immaginazione”, aggiunge Yiannis Galdadas (Unige), che ha eseguito le simulazioni. “È quasi possibile ‘toccare’ il sito della mutazione e vederne l’effetto”, racconta. In ulteriori studi in corso al Clf si sta testando il metodo di ricerca su altre mutazioni dell’Egfr note anch’essere per contribuire al cancro del polmone. Obiettivo stabilire se c’è un eventuale ruolo di questa interfaccia nello sviluppo di altri tumori, compreso il cancro al cervello.

 

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