C’è una buona notizia, ma anche una cattiva. A diciotto anni dal lancio della strategia MPOWER, il pacchetto di misure elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per frenare l’epidemia di tabacco, oltre 6 miliardi di persone nel mondo sono oggi protette da almeno una delle azioni di controllo previste. Nel 2007 erano appena un miliardo. Ma non basta. “Ci sono ancora troppe lacune”, avverte l’Oms, che nella cornice della Conferenza mondiale sul controllo del tabacco ha presentato a Dublino il nuovo rapporto “Global Tobacco Epidemic 2025”. L’allarme lanciato non lascia spazio ad interpretazioni: oltre sette milioni di persone muoiono ogni anno per il fumo attivo, e almeno un milione per esposizione al fumo passivo. Nonostante i progressi normativi, la pandemia da nicotina, dunque, è tutt’altro che sconfitta.
Le misure funzionano, ma non tutti le adottano
Il documento fotografa lo stato dell’arte delle politiche antifumo nel mondo. Sei le strategie che salvano vite: monitoraggio del consumo, protezione dal fumo passivo, supporto per smettere, avvertenze grafiche sui pacchetti, divieto di pubblicità e tassazione del tabacco. Finora, solo quattro Paesi – Brasile, Mauritius, Paesi Bassi e Turchia – hanno implementato tutte e sei le misure previste. Altri sette Stati sarebbero a un passo dal completamento. Ma la mappa globale mostra chiaramente le disuguaglianze: in 40 Paesi, ancora oggi, non è stata introdotta nemmeno una delle misure raccomandate. E in oltre 30 Stati si possono vendere sigarette prive di avvertenze sanitarie obbligatorie. Qualcosa però si muove: nel 2007 erano solo nove i Paesi che imponevano etichette grafiche sui pacchetti; oggi sono 110.
Accise ferme e sigarette elettroniche poco regolate
Un altro fronte critico è quello fiscale. “Tassare il tabacco è tra le misure più efficaci per ridurne il consumo”, ricorda l’Oms. Eppure, negli ultimi tre anni, solo tre Paesi hanno aumentato le accise in linea con le raccomandazioni internazionali. Sul versante delle sigarette elettroniche, la situazione è disomogenea: 133 Paesi hanno introdotto regole specifiche, ma oltre 60 non hanno alcuna normativa adeguata. A pesare, infine, è la scarsa prevenzione. Dal 2022, ben 110 Paesi non hanno avviato nemmeno una campagna mediatico-educativa per informare la popolazione sui danni del tabacco. Un vuoto che rischia di lasciare terreno libero alle lobby e alla disinformazione. “Abbiamo fatto passi avanti enormi – conclude l’Oms – ma ogni passo che non compiamo è una vita che perdiamo. La lotta al tabacco è una sfida continua: bisogna proteggerci dal fumo con la stessa tenacia con cui il fumo cerca di insinuarsi nella nostra vita”.