“Più della metà degli anziani non conosce i sintomi delle patologie e ha una malattia non diagnosticata. Per questo serve un cambio di rotta”. Sulle criticità e sulle possibile soluzioni si sono confrontati, all’Università UniCamillus, in occasione dell’evento “Medicina di Prevenzione, Cronicità, Territorio: il modello ‘Prevenzione di Comunità”, alcuni esponenti della sanità, del mondo accademico e dell’innovazione tecnologica italiana. Il convegno è stato promosso da UniCamillus, Salute e Società Ovd, Università Tor Vergata e Ordine dei medici di Roma. Tra le soluzioni proposte: medicina di prossimità e sinergia tra istituzioni, università e innovazione tecnologica.
In Italia oltre 14 milioni di persone convivono con una malattia cronica, di cui 8,4 milioni hanno più di 65 anni. Questo scenario richiede un ripensamento delle politiche sanitarie, con un focus sulla prevenzione e sul miglioramento dell’assistenza territoriale. “Più della metà delle persone tra i 65 e i 75 anni presenta almeno una malattia cronica, spesso diagnosticata tardi, con conseguenze cliniche, economiche e sociali rilevanti – sottolinea Alessandro Boccanelli, presidente di Salute e Società Odv, nonché fra i principali organizzatori dell’evento -. Lo studio Prevasc (PREvenzione cardioVASColare), ha evidenziato che il 94% dei soggetti over 75 presenta almeno un difetto valvolare, spesso non percepito come un problema di salute. In questo contesto, è urgente un cambio di paradigma, che sposti l’attenzione dalla cura alla prevenzione, promuovendo reti integrate di assistenza sul territorio”. Lo studio Prevasc è stato condotto dalla Sicge (Società italiana di cardiologia geriatrica) in 10 piccoli comuni italiani e ha coinvolto dei soggetti anziani, sottoponendoli a visite cardiologiche cliniche e diagnostiche.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi durante il congresso è stata la necessità di valorizzare l’assistenza territoriale: “Solo valorizzando le forze ancora inespresse del territorio si può rispondere in modo efficace ai bisogni di salute della popolazione, affrontando adeguatamente le sfide poste dalla gestione della cronicità”, dice il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi. “Il modello di ‘prevenzione di prossimità’ rappresenta la chiave per costruire una sanità più vicina ai cittadini, in grado di integrare ospedale e territorio, e di promuovere la tutela della salute pubblica”, aggiunge.
Una parte fondamentale dell’evento è stata dedicata al ruolo che le università possono giocare nel rispondere ai bisogni della società, con particolare attenzione alla Terza missione. “La Terza missione universitaria rappresenta un impegno concreto dell’università nel rispondere ai bisogni della società, traducendo la conoscenza in prevenzione, creando valore socio-economico e promuovendo reti di collaborazione con enti sanitari, associazioni e comunità – commenta Donatella Padua, delegata alla Terza missione UniCamillus e responsabile scientifica del congresso – .La Terza missione, quale ponte essenziale tra ricerca, formazione e impatto sociale, può intervenire – aggiunge- con programmi di educazione alla prevenzione, migliorando la consapevolezza e riducendo i ritardi diagnostici, con un impatto positivo sulla salute e sul territorio”. Padua ha citato lo studio Prevasc 2, che ha analizzato dei soggetti anziani all’interno di strutture per la terza età, e ha sottolineato il dato allarmante che vede “molte persone over 65 avere scarsa capacità di riconoscere i sintomi delle patologie”.
Per il rettore di UniCamillus, Gianni Profita, “in un tempo in cui le sfide sanitarie si intrecciano ai cambiamenti sociali è fondamentale che la ricerca, la formazione e il dialogo con la comunità e le istituzioni procedano insieme. UniCamillus si impegna ogni giorno per promuovere una medicina più vicina alle persone, capace di prevenire, curare e innovare: l’evento vuole essere un’occasione concreta per costruire, insieme ai protagonisti della sanità e dell’innovazione, nuove risposte ai bisogni delle fasce più fragili della popolazione”. conclude.
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