Salute 9 Aprile 2024 16:35

Alimenti, Coldiretti: “Frutta e verdura stranieri tra i prodotti più pericolosi: 6 su 10 sono extra Ue”

Frutta e verdura guidano la blacklist. Al secondo posto tra i prodotti più pericolosi c’è il pesce, con 107 segnalazioni, seguono le carni di pollo e di tacchino. Al quarto posto i cereali, dove la quasi totalità delle segnalazioni riguardano il riso
di I.F.
Alimenti, Coldiretti: “Frutta e verdura stranieri tra i prodotti più pericolosi: 6 su 10 sono extra Ue”

Micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti: sono tutte sostanze tossiche a causa delle quali, nell’ultimo anno, in Italia è scoppiato oltre un allarme alimentare al giorno. In tutto 422 allerte che hanno riguardato prodotti stranieri in cui è stata accertata la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia. La cifra è aumentata del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e in quasi sei casi su 10 i prodotti in questione provengono da paesi Extra Ue. Frutta e verdura sono al primo posto per numero di segnalazioni, pari al 30% del totale. A fotografare la situazione è stata la Coldiretti, attraverso un’analisi condotta sui dati Rasff  (Rapid Alert System for Food and Feed) aggiornati al primo aprile 2024 e diffusa in occasione della mobilitazione degli agricoltori al Brennero per fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spesso spacciati per italiani.

Frutta e verdura guidano la blacklist

“Si va dai pistacchi turchi e iraniani con alti livelli di aflatossine – rileva Coldiretti – alle carote dall’Egitto con residui di Linuron, un pesticida vietato in Europa. Ma ci sono anche i fagioli all’occhio del Madagascar con Chlorpirifos, una sostanza bandita in Ue perché sospettata di danneggiare il cervello dei bambini, presente peraltro anche sui fagioli dal Bangladesh. Norovirus sui frutti di bosco congelati tedeschi e serbi, ma neppure il succo d’arancia congelato è sicuro, poiché su quello iraniano ci sono residui di Propiconazole, sostanza anch’essa vietata. Pesticidi banditi anche sui peperoncini dal Kenya, mentre sui fichi secchi turchi sono state rinvenute aflatossine”.

Il pesce al secondo posto nella lista nera. Seguono le carni

Al secondo posto tra i prodotti più pericolosi c’è il pesce, con 107 segnalazioni. “Si va dalle ostriche francesi e olandesi con la presenza di norovirus – prosegue Coldiretti – alle seppie congelate dall’Albania con contenuto di cadmio, dal pesce spada e dal tonno spagnoli con presenza di mercurio oltre i limiti ai filetti di merluzzo congelato dalla Cina con la salmonella, presente anche nelle cozze cilene”. Tra i prodotti più pericolosi segnalati da Coldiretti, ci sono anche le carni, quasi principalmente per la presenza di salmonella. Ne è stata scoperta nelle carni di pollo e di tacchino dalla Polonia, dall’Olanda dalla Spagna e dall’Olanda, ma anche nelle cosce di rana turche e cinesi. Al quarto posto i cereali dove la quasi totalità delle segnalazioni riguardano il riso dal Pakistan, per la presenza di aflatossine e residui di pesticidi vietati, mentre al quinto troviamo le spezie, dal peperoncino dello Sri Lanka con aflatossine all’originano turco con tossine naturali, dal peperoncino cinese con salmonella al cumino indiano con residui di pesticidi.

La Coldiretti chiede l’applicazione del principio della reciprocità

“È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute – sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini -. Dal Brennero chiediamo dunque l’applicazione del principio della reciprocità, ovvero stesse regole uguali per tutte a partire dai fattori di produzione. Basti pensare all’uso dei pesticidi. Un quarto di quelli usati negli Stati Uniti risulta vietato nella Ue e le percentuali salgono se si tengono in conto i paesi del Sudamerica. È assurdo – conclude – che noi continuiamo a importare cibi prodotti con sostanze che in Europa sono vietate da decenni”.

 

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