Salute 7 Novembre 2025 12:42

Salute mentale: vivere immersi nella natura riduce i ricoveri per disturbi psichiatrici

Un recente studio, condotto in sette Paesi su oltre 11 milioni di casi, conferma che il contatto con la natura può avere effetti protettivi sulla mente, soprattutto nelle aree urbane

di Isabella Faggiano
Salute mentale: vivere immersi nella natura riduce i ricoveri per disturbi psichiatrici

Vivere circondati dal verde fa bene alla mente, e non si tratta solo di una sensazione soggettiva. A confermarlo è una vasta ricerca internazionale pubblicata sul British Medical Journal e coordinata dalla Monash University di Melbourne, che per la prima volta quantifica l’impatto della presenza di aree verdi sul rischio di ricovero ospedaliero per disturbi mentali. Lo studio, intitolato “Greenness and hospital admissions for cause specific mental disorders: multicountry time series study”, ha analizzato i dati di 11,4 milioni di ricoveri per disturbi psichiatrici registrati tra il 2000 e il 2019 in 6.842 località di sette Paesi: Australia, Brasile, Canada, Cile, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Tailandia.

Salute mentale e urbanizzazione

Gli autori ricordano che i disturbi mentali colpiscono circa 1,1 miliardi di persone nel mondo e rappresentano il 14,4% del carico globale di malattia. Allo stesso tempo, l’urbanizzazione ha trasformato profondamente gli ambienti naturali, riducendo il contatto delle persone con la natura e aumentando l’esposizione a fattori di stress come il caldo estremo, l’inquinamento atmosferico e il rumore. Tutti elementi che, spiegano i ricercatori, sono legati a un rischio più elevato di disturbi psichiatrici.

Il metodo di ricerca

Per valutare l’impatto dell’ambiente verde sulla salute mentale, i ricercatori hanno utilizzato l’indice di vegetazione normalizzato (NDVI), un parametro satellitare che misura la quantità di verde in un’area. Hanno poi messo in relazione questi dati con i ricoveri ospedalieri dovuti a diversi disturbi mentali: psicotici, da uso di sostanze, dell’umore, comportamentali, d’ansia e da demenza. L’analisi, condotta attraverso modelli statistici che hanno tenuto conto di fattori come clima, inquinamento, livello socioeconomico e stagionalità, ha rivelato un dato chiaro: un aumento di appena 0,1 unità nell’indice di verde si associa a una riduzione del 7% del rischio complessivo di ricovero per disturbi mentali.

I risultati

Nel complesso dei ricoveri analizzati, il 31% riguardava disturbi psicotici, il 25% disturbi da uso di sostanze, l’11% disturbi dell’umore, il 7% disturbi comportamentali, il 3% casi di demenza e il 2,5% disturbi d’ansia. L’effetto protettivo del verde è risultato particolarmente marcato per i disturbi da uso di sostanze (riduzione del 9%), per i disturbi psicotici (-7%) e per la demenza (-6%). Tuttavia, le differenze tra i Paesi non sono trascurabili. Brasile, Cile e Tailandia hanno mostrato associazioni protettive costanti in quasi tutte le categorie di disturbi, mentre in Australia e Canada sono emerse leggere correlazioni avverse, probabilmente legate a differenze nel tipo e nella distribuzione degli spazi verdi o in altri fattori ambientali. Quando i ricercatori hanno analizzato i soli contesti urbani, le associazioni sono risultate più omogenee. Si stima che circa 7.700 ricoveri all’anno per disturbi mentali, solo nelle città, siano attribuibili al livello di verde esistente. Le simulazioni mostrano che un incremento del 10% delle aree verdi potrebbe evitare ogni anno da un ricovero ogni 100 mila abitanti in Corea del Sud fino a mille ogni 100 mila in Nuova Zelanda.

Le implicazioni

Secondo gli autori, “una percentuale considerevole di ricoveri ospedalieri per disturbi mentali potrebbe potenzialmente essere ridotta attraverso interventi di greening urbano”, ossia attraverso la creazione e l’ampliamento di spazi verdi nelle città. Gli effetti benefici non si limiterebbero alla salute mentale: città più verdi potrebbero infatti generare vantaggi economici e sociali più ampi, come la riduzione dei costi sanitari, una minore pressione sui sistemi sanitari e una migliore qualità della vita nelle comunità.

Limiti e prospettive future

Trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile stabilire un nesso causale diretto tra verde e salute mentale. I dati si riferiscono solo ai ricoveri ospedalieri, quindi alle forme più gravi di disturbo. Rimangono aperti molti interrogativi: quanto conta la qualità del verde rispetto alla quantità? Gli effetti sono diversi se si tratta di parchi, boschi o giardini urbani? E quanto influisce il tempo effettivo trascorso all’aperto?
Nonostante questi limiti, la ricerca suggerisce un messaggio forte: la salute mentale non dipende solo da fattori biologici o sociali, ma anche dall’ambiente in cui viviamo. Investire in città più verdi e vivibili significa investire nella salute pubblica. Come sottolineano gli autori, “l’integrazione tra salute, ambiente e pianificazione urbana è una priorità che non può più essere rimandata”.


Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Airc, 60 anni di ricerc: tornano i ‘Giorni della ricerca’ e i Cioccolatini della solidarietà

Dalle piazze italiane ai media, fino al Quirinale, un calendario ricco di eventi per informare, sensibilizzare e raccogliere fondi a favore di oltre 5.400 ricercatori
di Redazione
Sanità

Legge Caregiver, Locatelli: “Chi ama e cura non vuole essere sostituito, ma accompagnato”

Dopo oltre 15 anni di attesa, arriva il disegno di legge che riconosce tutele, diritti e dignità a chi si prende cura ogni giorno di una persona non autosufficiente. La ministra Locatelli a San...
di Isabella Faggiano
Sanità

GIMBE: Nonostante gli aumenti, il Fondo sanitario scende al 5,9% del PIL

Aggiunti alla sanità € 2,4 miliardi nel 2026 e € 2,65 miliardi nel 2027 e nel 2028. Nel 2028 il fondo sanitario arriverà a € 145 miliardi e secondo l'analisi indipendente ...
di Redazione
Salute

L’uso prolungato di melatonina può far male al cuore

L'uso prolungato di integratori a base di melatonina  potrebbe comportare un rischio più elevato di diagnosi di insufficienza cardiaca, ricovero ospedaliero connesso e morte per qualsiasi ...
di Valentina Arcovio
Salute

Capelli bianchi: non solo un segno del tempo, ma un meccanismo di difesa contro il cancro

Secondo uno studio dell’Università di Tokyo i capelli bianchi rappresentano una risposta difensiva delle cellule staminali dei melanociti del bulbo pilifero a gravi danni al DNA
di Isabella Faggiano