Confcooperative Sanità e Federsolidarietà sollecitano un intervento urgente: vuoto normativo e incertezze giurisprudenziali mettono a rischio la sostenibilità delle strutture per anziani fragili
L’assenza di un quadro normativo chiaro in merito alle rette dei pazienti affetti da Alzheimer nelle RSA sta generando una condizione di grave incertezza, che rischia di compromettere la tenuta economica e organizzativa delle strutture dedicate all’assistenza degli anziani più fragili. A lanciare l’allarme sono Confcooperative Sanità e Confcooperative Federsolidarietà, che chiedono l’apertura immediata di un tavolo istituzionale per affrontare le criticità emerse a seguito di recenti pronunce giurisprudenziali.
Le sentenze hanno infatti creato un vuoto interpretativo che induce molte famiglie a sospendere i pagamenti delle rette o ad avviare contenziosi, generando un impatto diretto sull’equilibrio finanziario delle strutture sociosanitarie. Un problema che coinvolge un sistema ampio e capillare: le cooperative aderenti alle due federazioni gestiscono oltre 1.100 RSA in tutta Italia, con più di 47.000 soci e quasi 51.000 lavoratori, il 57% dei quali soci-lavoratori.
Quadro normativo frammentato, urgente un confronto istituzionale
Per far fronte a questa situazione, le due federazioni hanno presentato formale richiesta di confronto alla Conferenza Stato-Regioni, ad Agenas e al Ministero della Salute, evidenziando come l’assenza di una cornice normativa definita stia aumentando il disallineamento tra giurisprudenza, norme vigenti e pratiche operative, minando la capacità delle strutture di garantire continuità e qualità assistenziale.
«È necessario ristabilire un quadro di certezze, per le famiglie e per gli operatori», dichiarano i presidenti di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, e di Confcooperative Federsolidarietà, Stefano Granata. «Una normativa chiara consentirebbe di proseguire la presa in carico in modo appropriato e di programmare con coerenza, mantenendo elevati gli standard di cura».
LEA e compartecipazione: servono regole certe e tariffe adeguate
Gli attuali Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) prevedono per la lungo-assistenza un sistema di compartecipazione tra Servizio Sanitario Nazionale, utente ed ente locale. Tuttavia, la quota sanitaria garantita risulta spesso insufficiente per coprire i costi reali di cura dei pazienti con Alzheimer, e l’assenza di indicazioni uniformi espone le strutture al rischio di contenziosi con le Regioni per il recupero delle somme dovute.
A questa incertezza normativa si aggiunge la criticità delle tariffe: negli ultimi anni le RSA hanno dovuto far fronte a rincari significativi — energia, dispositivi, forniture — oltre agli aumenti legati ai rinnovi contrattuali, come quello del CCNL della cooperazione sociale. Tuttavia, le tariffe riconosciute crescono in modo disomogeneo sul territorio nazionale, creando squilibri che gravano soprattutto sugli enti non profit, come le cooperative sociosanitarie, che reinvestono integralmente gli utili nei servizi.
RSA tra nuovi requisiti e necessità di riforma strutturale
Rimane aperta anche la questione del nuovo provvedimento sui requisiti strutturali e organizzativi delle RSA, attualmente in discussione presso la Conferenza Stato–Regioni. Le due federazioni chiedono tempi congrui per l’attuazione delle nuove disposizioni, sostegni mirati e una definizione chiara delle coperture finanziarie.
Tra le proposte avanzate: definire con precisione quali prestazioni rientrano nei LEA, istituire un sistema tariffario nazionale basato su costi standard reali, e creare un Fondo nazionale per l’ammodernamento delle RSA, in grado di sostenere gli adeguamenti senza trasferire ulteriori oneri su famiglie e operatori.
«La fragilità non può essere gestita in una terra di mezzo. Servono regole stabili, e servono ora», ribadiscono Milanese e Granata. «Stato e Regioni devono definire un quadro unico e coerente: il sistema sta entrando in una zona di rischio da cui sarà difficile tornare indietro. Le cooperative continueranno a garantire impegno e qualità, ma occorre un perimetro normativo certo che tuteli le persone e dia stabilità alla programmazione dei servizi».